Michele Vacchiano Cultural Photography

Il "tip" del mese

Ogni mese un suggerimento, un consiglio, un "trucco del mestiere" utile a rendere più divertente, piacevole e professionale il lavoro del fotografo.

SETTEMBRE 2015

Pipa cancellata, foto falsificata

Pier Giorgio Frassati nacque nel 1901 da una famiglia benestante della Torino sabauda.

Il padre Alfredo, giornalista, aveva rilevato nel 1895 la redazione della “Gazzetta Piemontese”, che l’anno dopo divenne “La Stampa”, ancora oggi il quotidiano di Torino e uno dei più prestigiosi in Italia. Oltre che direttore del giornale, Alfredo fu anche senatore del Regno sotto il governo Giolitti e poi ambasciatore in Germania.

Membro dell’Azione cattolica e fortemente impegnato a favore dei poveri e dei bisognosi, Pier Giorgio era un ragazzo solare, positivo e pieno di amici, che viveva il suo essere cristiano come una gioia capace di permeare ogni aspetto della vita.

La sua famiglia, tuttavia, non capì mai pienamente le sue scelte e il suo distacco dalla vita altoborghese e mondana tipica del ceto sociale a cui apparteneva. E neppure si interessava alle sue attività benefiche, che spesso lo costringevano a tornare a casa a piedi per avere elargito ai poveri tutto ciò che aveva in tasca.

Pier Giorgio fu membro del Club Alpino Italiano e appassionato alpinista, capace di interessanti e non facili scalate: oggi i “Sentieri Frassati”, diffusi in tutta Italia, ricordano il suo amore per le terre alte, vissuto come attività capace di elevare lo spirito avvicinandolo alla natura.

Pier Giorgio morì nel 1925, all’età di 24 anni, per una poliomielite fulminante trascurata dalla famiglia e diagnosticata quando ormai era troppo tardi.

La notizia della sua morte si diffuse in città con una velocità impensabile per un’epoca in cui non esistevano i social network, e ai suoi funerali partecipò una folla commossa e anche molte autorità, con grande stupore della famiglia, incredula di fronte a tanta popolarità, al punto che suo padre fu costretto ad esclamare “Io non conosco mio figlio!”.

Il socialista Filippo Turati scrisse di lui: “Tra l’odio, la superbia e lo spirito di dominio e di preda, questo cristiano che crede, e opera come crede, e parla come sente, e fa come parla, questo intransigente della sua religione, è pure un modello che può insegnare qualcosa a tutti.”

Pier Giorgio Frassati fu beatificato nel 1990 da papa Giovanni Paolo II, anch’egli amante della montagna.

Fin qui la biografia, tanto per far capire chi fosse questo simpatico ragazzo.

Simpatico anche perché molto diverso dal cliché del cattolico intransigente, chiuso e musone: Pier Giorgio amava la vita e i piaceri della vita, come l’amicizia, le gite, la buona cucina. Ed anche il buon tabacco. Fumava con grande piacere sia la pipa che i sigari toscani.

C’è qualcosa di male?

Oggi diremmo di sì, perché in quest’epoca ipocrita (dove è possibile acquistare un’arma e detenerla anche se si è pregiudicati, dove non si ritira a vita la patente e non si mette in galera chi guida ubriaco e drogato e ammazza un bambino per strada) chi confessa di apprezzareun buon vino o una buona pipata è bollato a vita come un vizioso irrecuperabile, politicamente scorretto e indegno di essere citato come esempio di onestà e moralità.

Ci fa sorridere (per quanto mi riguarda, mi fa indignare) l’operazione di censura attuata dalla Walt Disney, che nell’edizione in DVD de I tre caballeros ha cancellato digitalmente il sigaro di Josè Carioca. Ma quelli, tutti diranno, sono americani, e si sa che gli americani spesso esagerano con il politicamente corretto.

E invece no.

La stessa sorte è toccata a Pier Giorgio Frassati: una delle sue fotografie “ufficiali”, quelle usate nelle locandine commemorative e nell’agiografia cattolica, lo ritrae in abiti da alpinista (ovviamente secondo la moda dell’epoca), appoggiato alla picozza, in piedi su una vetta.

Nella fotografia originale, Pier Giorgio aveva la pipa tra i denti, ma successivamente la censura cattolica ha eliminato la pipa, sicuramente un cattivo esempio per i giovani.

E’ sempre un peccato quando la fotografia viene manipolata per creare dei clamorosi falsi storici, ma è un peccato soprattutto il fatto che di fronte all’altissimo esempio morale di Pier Giorgio e a tutte le suggestioni positive che i giovani possono trarre dalla conoscenza della sua vita, l’iconografia ufficiale si sia preoccupata di quell’inezia, di quel particolare del tutto esteriore, dimostrando così che – persino quando ha a che fare con personaggi veramente grandi – l’ipocrisia delle gerarchie riesce solo a blaterare sulla forma, invece di parlare della sostanza.

Alla prossima!

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