Michele Vacchiano Cultural Photography

L'articolo del mese

MARZO 2022

Itinerari: Alpes de Haute Provence tra borghi e natura

La primavera è alle porte: perché non programmare un weekend tra i villaggi dell’Alta Provenza?
Luoghi magici, villaggi medioevali, paesaggi incantevoli, ma soprattutto il canyon più grande d’Europa.

Il dipartimento delle Alpes-de-Haute-Provence fa parte della regione Provence-Alpes-Côte d'Azur, che confina con il Piemonte a est e con il Mediterraneo a sud.
Si tratta di un territorio prevalentemente montuoso, culminante con i 3412 metri dell'Aiguille de Chambeyron.
La parte più meridionale del dipartimento è costituita prevalentemente da altopiani e modeste catene montuose, come quella del Luberon che separa le Alpes de Haute Provence dal dipartimento della Vaucluse.
L’abbandono delle campagne ha favorito il rimboschimento naturale, per cui gran parte del territorio è oggi coperto da foreste.
Tre grandi laghi artificiali (lac de Serre-Ponçon, lac de Castillon, lac de Sainte-Croix) ospitano sulle loro rive numerosi villaggi frequentati soprattutto nei mesi estivi.

L’itinerario che proponiamo si può fare in giornata, ma è meglio suddividerlo in almeno due giorni, date le occasioni fotografiche che offre, soprattutto nella sua ultima parte.

Il nostro breve viaggio inizia a Forcalquier, un villaggio di circa 5000 abitanti tra la catena del Luberon e il fiume Durance.
Il suo nome deriva dal latino furnus calcarius, “forno da calce”.
Il centro storico (da vedere la grande fontana gotica) è caratterizzato da vie strette che proteggono dal mistral, il vento della Provenza.
Sulla collina della Citadelle, raggiungibile a piedi lungo una ripida sterrata, si trova la cappella di Notre-Dame-de-Provence, in stile neobizantino.
L’edificio accanto ospita un carillon di campane che ogni domenica, alle 11,30, suona musiche tradizionali provenzali con la tecnica “à coup de poing”, interamente manuale.

Percorrendo verso sud-ovest la route départementale 4100 ci rechiamo a Reillanne, un piccolo comune che non raggiunge i 1700 abitanti.
Sull’altura che domina la città è possibile ammirare e fotografare i resti della chiesa di San Pietro e delle fortificazioni medioevali.

Di qui, imboccando prima la D14 e poi la D907 verso sud-est, in circa mezz’ora giungiamo a Manosque, la cittadina più popolosa delle Alpes de Haute Provence.
Il toponimo proviene, secondo alcuni, dalla radice preindoeuropea *man, che significa altura, e dal suffisso ligure *asc, che si ritrova in numerosi toponimi anche nel nord Italia e in Corsica e che potrebbe indicare la presenza di corsi d’acqua.
Manosque diede i natali allo scrittore Jean Giono, nato da genitori piemontesi e qui ricordato da viali, monumenti e un centro culturale a lui intitolato.

Viaggiando verso est sulla D8 e poi sulla D52 si giunge in circa un’ora a Moustier-Sainte-Marie e al grande lago artificiale di Sainte-Croix.

Ma la nostra meta si trova più oltre.
Ancora 40 minuti di strada e raggiungiamo le famose e suggestive Gorges (gole) du Verdon.
Si tratta di un profondo canyon lungo 25 chilometri e profondo fino a 1500 metri (il più grande d’Europa), circondato da un ambiente selvaggio e ammantato di foreste secolari.
Frequentato da canoisti, rocciatori, canyonisti, escursionisti, il luogo offre emozioni indimenticabili.
Chi si accontenta di fotografarlo viaggiando tranquillamente in auto può scegliere due strade, ricordandosi di fare il pieno prima di affrontare l’itinerario, perché le stazioni di servizio scarseggiano.
La Corniche sublime percorre il lato meridionale del canyon.
La strada che ne percorre il lato settentrionale è una successione ininterrotta di punti panoramici, tra cui il celebre Point Sublime.
Alla fine dell’itinerario la strada scende a livello del fiume ed è possibile rilassarsi in riva alle sue acque.
Una raccomandazione: evitare i mesi estivi, soprattutto il mese di agosto, per evitare traffico e lunghe code.

Come fotografare i villaggi e la natura dell’Alta Provenza?
Io ho usato tre obiettivi a focale fissa: 18, 35 e 85 millimetri su una reflex full-frame, più un irrinunciabile flash per schiarire le ombre dei soggetti in primo piano.
Ma è ovvio che chi possiede uno zoom lo può usare, godendo di una maggiore comodità e versatilità d’uso.
Nei mesi della tarda primavera e dell’estate le giornate sono chiare e luminose: il sole squillante e l’aria limpida del Midi permettono di lavorare a mano libera con tempi di otturazione decisamente sicuri: con un diaframma intermedio (su obiettivi a focale fissa f/5,6 – f/8) si può contare su tempi inferiori al cinquecentesimo di secondo.
Ovviamente, il cavalletto diventa necessario quando ci si trova negli stretti vicoli dei villaggi, dove l’esigenza di una profondità di campo accettabile impone diaframmi più chiusi e quindi tempi di otturazione più lunghi, ulteriormente incrementati dalla mancanza di sole diretto.
I forti scarti tonali tra aree illuminate e aree in ombra si risolvono innanzitutto con un’attenta scelta dell’inquadratura, poi con una conoscenza approfondita del proprio sensore e dell’estensione della sua gamma dinamica reale, infine con una sapiente postproduzione.

Alla prossima.

Gallery

Immagine 01 Immagine 02 Immagine 03 Immagine 04 Immagine 05 Immagine 06 Immagine 07 immagine 08 Immagine 09 Immagine 10