Il "tip" del mese
Ogni mese un suggerimento, un consiglio, un "trucco del mestiere" utile a rendere più divertente, piacevole e professionale il lavoro del fotografo.
LUGLIO 2015
Siamo obiettivi!
La sinèddoche è una figura retorica che consiste nella sostituzione di un termine con un altro che ha, con il primo, una relazione di carattere quantitativo (la parte per il tutto, il singolare per il plurale).
Così possiamo dire “la vela” per indicare la nave, “il tetto” per indicare la casa, “l’onda” per indicare il mare.
La sinèddoche è spesso difficilmente distinguibile dalla metonimia, ma qui ci addentreremmo in disquisizioni per me molto divertenti (come i miei lettori ben sanno, ho una formazione umanistica e semiologica), ma – lo capisco – aliene alla generalità dei terrestri.
Per cui sorvolo.
La recente mania (diffusa tanto in rete quanto sulle riviste del settore) di usare il termine “lente” per indicare l’obiettivo fotografico parrebbe quindi una scelta raffinata, tale da porre chi la pratica nell’empireo dei dotti, avvezzi a frequentare le rarefatte sfere della retorica classica.
Non è così.
L’uso del termine “lente” non è che una frettolosa traduzione del termine inglese lens, che indica (questa volta sì, per sinèddoche) tanto la lente singola quanto l’obiettivo fotografico, che è un sistema di lenti.
Volendo nobilitare questa esterofilia tipicamente italica, potremmo giustificare tale stravaganza come un prestito (inteso in senso linguistico).
In linguistica, si definisce prestito una parola o una struttura sintattica che provengono da una lingua differente, a seguito di un contatto culturale.
Il prestito si distingue dal calco, che è invece un termine del tutto nuovo, coniato nella propria lingua ma basandosi su un termine appartenente a una lingua diversa.
Sono prestiti, ad esempio, le parole toilette (dal francese), computer (dall’inglese) leit-motiv (dal tedesco), continuum (dal latino): termini che noi usiamo tal quali, senza tradurli nella nostra lingua.
E’ un calco, invece, la parola “qualità”, oggi diffusa persino nei mercati rionali ma coniata nientemeno che da Cicerone, che la “ricalcò” sulla parola greca poiòtes, essendo il greco pòios un aggettivo (e pronome) equivalente al latino qualis.
Altro esempio: per indicare lo strumento che si impugna per spostare il cursore sullo schermo del computer, gli italiani prendono in prestito la parola originale inglese mouse, mentre gli spagnolieffettuano un calco e dicono ratón (che significa “topo”, come l’inglese mouse).
Ma “lente” (nel senso di obiettivo) non è né un prestito né un calco.
Quindi c’è ben poco da nobilitare.
In un paese dove anche (anzi soprattutto!) chi è totalmente digiuno di inglese ti manda uno shortmessage per informarti che ha individuato una location molto cool e soprattutto trendy che faccia da background allo shooting per il restyling del brand, l’uso di “lente” al posto di “obiettivo” non è che un peccato veniale.
Ma a me fa girare le palle.
Alla prossima.