Michele Vacchiano Cultural Photography

L'articolo del mese

DICEMBRE 2018

Esercizio di esposizione

Lo spunto per questo articolo mi è stato offerto dalla mail di un fotoamatore che mi chiedeva chiarimenti sulla misura dell’esposizione basata sulla valutazione del grigio medio.
La fotografia pubblicata in calce a questo articolo rappresenta una foglia di vite illuminata controluce e in trasparenza, in occasione di un servizio fotografico realizzato nelle Langhe al tempo della vendemmia.
Prima di misurare qualunque cosa, io decido che cosa voglio ottenere.
In questo caso volevo ottenere una foglia con le nervature visibili ma nello stesso tempo eterea e luminosa.
Sapevo che se avessi misurato la luce sulla foglia avrei ottenuto valori corrispondenti al grigio medio (perché è quello che l’esposimetro è programmato a restituire).
Ma io non volevo che la foglia cadesse in zona V, perché sarebbe stata tradotta con un tono di grigio troppo scuro e quindi inadatto al messaggio che volevo strutturare.
Per ottenere il risultato che avevo in mente, il tono della foglia avrebbe dovuto cadere tra la zona VI e la zona VII, come la pelle di una modella bene illuminata.
Così ho misurato l’esposizione sulla foglia e ho aumentato l’esposizione di due stop rispetto alle indicazioni dell’esposimetro.
Ma ovviamente non bastava, perché a quel punto avevo sovraesposto di due diaframmi l’intera composizione.
Quindi dovevo capire come si sarebbero comportate le altre aree.
Così ho misurato (senza un ordine preciso) le zone più chiare e quelle più scure, per controllare che non uscissero dal “range” di tolleranza del mio sensore.
Questa non è una questione di poco conto: anche se la gamma dinamica nominale dei sensori attuali supera tranquillamente i 10 stop, di fatto, quando noi andiamo a stampare la fotografia, la possibilità di tradurre accuratamente tanto i toni chiari quanto i toni scuri si riduce di molto.
Possiamo stare tranquilli considerando un “range” di circa sei, o al massimo sette stop: ragionevolmente, tre sopra il grigio medio e due (più raramente tre) sotto di esso.
Se poi la foto è destinata alla stampa tipografica (cioè su una rivista, e le mie lo sono), bisogna considerare che i toni più chiari e i toni più scuri risulteranno “appiattiti”, soprattutto nella zona delle ombre, che hanno una dinamica molto bassa.
In pratica, non distingueremo più il nero dal “quasi nero” o dal grigio molto scuro.
Con questo in mente, ho misurato l’esposizione delle parti in ombra, che sono risultate perfettamente leggibili, anche se molto scure, proprio grazie alla sovraesposizione.
Non mi sono curato, invece, delle alte luci: il sole è già bianco di suo, e anche se io aumento l’esposizione, più bianco di così non può venire.
In parole più tecniche, quando un soggetto cade in zona X (fondo della carta da stampa), continuerà a cadere in zona X anche se io incremento l’esposizione.
Per cui ho lasciato che il sole andasse dove voleva.
In questo modo ho ottenuto una foglia brillante e luminosa e delle ombre perfettamente leggibili, con alte luci prevedibilmente “bruciate” (ma il sole deve esserlo) senza neppure bisogno di intervenire su luci e ombre in postproduzione.
Ho poi ridotto la luminosità del canale del blu per restituire al cielo il suo colore azzurro, che la sovraesposizione aveva reso piuttosto slavato e insignificante.
Tutto quello che è stato descritto finora si fa escludendo i sistemi a matrice, che sono fatti per i principianti (o per gli esperti quando hanno molta fretta), e misurando in spot – e separatamente – ogni singola area.
Dato che il grigio medio cade in zona V, e sapendo che ogni zona dista uno stop intero rispetto a quelle vicine, potremo facilmente calcolare quanto le singole zone si discostano dal grigio medio. Sapendo di poter contare, come abbiamo detto, su una gamma dinamica reale di circa sei stop, concluderemo che tutto ciò che finisce oltre la zona VIII (più di tre stop oltre il grigio medio) e sotto la zona III (più di due stop sotto il grigio medio) rischierà di diventare illeggibile perché troppo chiaro o troppo scuro.
Questo non vuol dire che non potremo avere luci molto forti (pensiamo al sole, o ai lampioni) oppure ombre molto nere, ma soltanto che ciò che cade in queste aree non avrà una sufficiente leggibilità (ad esempio non potremo distinguerne la struttura superficiale).
Alla prossima.

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