Michele Vacchiano Cultural Photography

Il "tip" del mese

Ogni mese un suggerimento, un consiglio, un "trucco del mestiere" utile a rendere più divertente, piacevole e professionale il lavoro del fotografo

APRILE 2016

Fotografia e/è cultura: l’acciottolato intorno alla Basilica di Superga

In questa serie, che abbiamo provocatoriamente chiamato “Fotografia e/è cultura” racconteremo ogni volta le modalità di formazione (non solo tecniche) di una fotografia.
Lo scopo è quello di dimostrare che dietro una fotografia c’è sempre una storia; che il percorso fotografico non inizia con lo scatto, ma molto prima, con un attento studio del soggetto, della sua storia, della sua natura.
La fotografia, insomma, è un viaggio che parte dalla conoscenza del soggetto per giungere alla sua trasfigurazione e alla sua trasformazione in un’opera capace di comunicare allo spettatore non tanto l’esistenza del soggetto stesso, quanto piuttosto l’intimo rapporto (fatto non solo di emozione, ma anche di sapere; non solo di cuore, ma anche di cervello) che il fotografo ha saputo instaurare con esso.
Solo in questo modo l’autore potrà strutturare un messaggio capace di sorprendere ed emozionare lo spettatore, proponendogli nuovi e stimolanti percorsi di lettura.

Superga è una collina (672 metri sul livello del mare) che si erge sulla riva sud del fiume Po.
Fa parte della catena di colline che domina Torino da sud-est.
Contrariamente a quanto molti pensano, le colline di Torino non sono di origine alluvionale, cioè generate dai detriti trasportati nei millenni dal Po, ma sono vere e proprie “montagne”, essendo il risultato di un’antichissima orogenesi ormai indebolita e spianata dall’erosione meteorica.
La Basilica in cima alla collina è stata progettata dall’architetto Filippo Juvarra e costruita fra il 1717 e il 1731.
Durante l’assedio di Torino del 1706 da parte dei francesi (nell’àmbito della Guerra di successione spagnola), il Ducato di Savoia si trovava alleato dell’Impero e minacciato dall’esercito del Re Sole, che lo voleva annettere al suo vasto regno.
I francesi erano penetrati profondamente in territorio piemontese, fino a cingere d’assedio Torino.
L’assedio fu terribile e i torinesi dovettero difendersi adottando la “guerra di mina”: lunghe gallerie scavate dal cuore della città fin sotto le linee nemiche.
Al fondo delle gallerie venivano ammassati gli esplosivi che poi erano fatti brillare, aprendo voragini nel campo degli assedianti e inghiottendo cannoni e cannonieri.
Fu durante questo assedio che si verificò l’eroico sacrificio di Pietro Micca, morto nel tentativo di fermare un manipolo di francesi che si erano introdotti all’interno delle gallerie di difesa
Per farlo, si barricò dietro una pesante porta di quercia e fece esplodere un barile di polvere da sparo, per seppellire gli assedianti sotto le macerie generate dall’esplosione.
Il tentativo riuscì e Torino fu salva, ma Pietro Micca perse la vita, non essendo riuscito a fuggire in tempo dopo avere acceso – per fare in fretta – una miccia troppo corta.
Durante l’assedio, il duca Vittorio Amedeo II e suo cugino Eugenio di Savoia, comandante in capo delle truppe imperiali, salirono a Superga (dove si trovava una modesta cappella dedicata alla Vergine), per studiare dall’alto la città e gli accampamenti nemici che la circondavano.
Lassù, dopo avere assistito alla messa, fecero voto solenne di edificare una sontuosa basilica se avessero ottenuto la grazia di liberare Torino e cacciare i francesi.
Così avvenne.
La vittoria diede nuovo impulso al Ducato e alla città: il primo (a seguito del Trattato di Londra, 1718) divenne Regno di Piemonte-Sardegna; la seconda fu abbellita da sontuosi palazzi, grazie all’opera di architetti come il già citato Filippo Juvarra, fino a diventare quel “salotto d’Europa” così celebrato dai visitatori stranieri.
Oggi nella cripta della Basilica si possono visitare le tombe di molti principi e re di Casa Savoia.
Una suggestiva e divertente ferrovia a cremagliera collega Superga a Torino (quartiere di Sassi).
Superga fu anche sede di un tragico evento, che seminò il lutto nel mondo dello sport: nel 1949, l’aereo che trasportava l’intera squadra di calcio del Torino (lo storico “Grande Torino”) si schiantò contro il muro di sostegno sul retro della Basilica.
L’aereo, proveniente da Lisbona, riportava a casa la squadra dopo una partita amichevole (e a scopo benefico) contro il Benfica.
La pioggia battente, il forte vento, le nubi basse che riducevano la visibilità a quaranta metri furono la causa del disastro.
Nessuno dei 31 occupanti (dirigenti, allenatori, giornalisti, oltre ai giocatori e all’equipaggio) poté salvarsi.
Oggi Superga e la basilica sono meta di turisti domenicali, di pellegrini e di amanti dell’ambiente naturale che frequentano il Centro Visitatori del Parco del Po e della Collina Torinese, realizzato all’interno della vecchia stazione di arrivo della cremagliera ed eccezionale punto panoramico sulle Alpi.
Il sagrato della basilica è pavimentato con un acciottolato a base di ciottoli di fiume.
Lo stesso tipo di pavimentazione si trova nei cortili dei palazzi e delle residenze sabaude di Torino e del Piemonte.
L’acciottolato fu il primo tipo di pavimentazione che sostituì la terra battuta: la materia prima era facile da trovare (specialmente in una città solcata da quattro fiumi!) e non richiedeva molta manodopera.
Inoltre, il suo uso nei cortili dei palazzi permetteva ai cavalli in entrata di liberare gli zoccoli dal fango e dalle altre schifezze onnipresenti nelle strade dell’epoca, sicuramente non asfaltate.
È un tipo di pavimentazione che oggi viene rivalutato, soprattutto nei centri storici e nelle dimore d’epoca, grazie alla sua eleganza e alla sua semplicità.
Purtroppo è anche scomodo per le signore che pretendono di camminarvi con il tacco dodici, ma questo è un problema tutto loro…
L’acciottolato è un soggetto interessante anche per il fotografo, grazie ai giochi di chiaroscuro che le pietre possono generare, soprattutto quando la luce è radente.
Un giorno di febbraio mi sono recato a Superga molto presto, proprio per usufruire della luce fredda e angolata che caratterizza le mattine d’inverno.
Il sole giocava con il bianco e il grigio delle vecchie pietre, che sembravano brillare di luce propria soprattutto se osservate con il sole di fronte.
Per realizzare la mia inquadratura, ho appoggiato la macchina direttamente sullo scalino del portico antistante l’ingresso della basilica, inquadrando l’acciottolato esterno.
In questo modo il punto di ripresa poteva restare sollevato di una ventina di centimetri, consentendo un’angolazione di ripresa radente ma non proprio tangente al piano del soggetto.
In questo modo avrei potuto dare importanza alla pavimentazione, ma anche far notare la base delle costruzioni intorno, allo scopo di contestualizzare lo scatto.
Ovviamente volevo includere nell’inquadratura anche la fonte di quella luce irreale, per cui ho puntato l’obiettivo direttamente verso il sole.
Il diaframma chiuso a f/22 mi ha permesso non soltanto di usufruire di una elevata profondità di campo, ma anche di trasformare il sole in una stella, grazie alla diffusione della luce lungo i bordi delle lamelle.
In postproduzione ho diminuito le alte luci, in modo da migliorare il contrasto tra il sole e lo sfondo del cielo.
Ho anche aumentato la luminosità delle zone in ombra per rendere leggibili e meno “chiuse” le facciate laterali della costruzione e la balaustrata bianca.
Fra i rami, nel centro dell’inquadratura, è visibile un riflesso parassita dovuto alla scomposizione della luce bianca.
Un difetto comprensibile, dato il controluce esasperato, ma tutto sommato minimo (grazie alla costruzione ottica e al trattamento antiriflesso dell’obiettivo), al punto che non ho ritenuto necessario correggerlo in postproduzione, evitando così pesanti (e difficilmente dissimulabili) interventi di timbro-clone.
Attrezzatura: Canon 5DSR con obiettivo Zeiss Distagon ZE 28mm f/2.

Alla prossima.

Gallery

L’acciottolato intorno alla Basilica di Superga