Michele Vacchiano Cultural Photography

Il "tip" del mese

Ogni mese un suggerimento, un consiglio, un "trucco del mestiere" utile a rendere piů divertente, piacevole e professionale il lavoro del fotografo.

OTTOBRE 2013

La luce che racconta

Lo scorso giugno ho visitato con mio figlio Federico il museo di Palazzo Madama a Torino.
Fra i tesori di casa Savoia e i molti dipinti esposti, sono stato attirato da un quadro di non grandi dimensioni dipinto da Matthias Stomer, pittore fiammingo contemporaneo di Antoon Van Dyck.
Il dipinto, "L'adorazione dei pastori", raffigura Gesù neonato circondato dai suoi genitori e da poche figure, abbigliate secondo la moda del tempo.
Quello che colpisce in questo dipinto è la maestria con cui Stomer ha trattato la luce: questa infatti non giunge dall'alto ma dal basso, e il suo punto di origine è lo stesso Bambino, che illumina così i volti dei presenti.
E' evidente il significato mistico e spirituale di questa scelta: la luce della salvezza è così potente da sovrastare e annullare ogni altra fonte di illuminazione.
Anche "La vocazione di san Matteo" del Caravaggio è emblematica a questo proposito.
Nella scena è presente una finestra ma non è questa ad illuminare i personaggi: la luce (un fascio tagliente, crudo, fortemente direzionato) giunge da un altrove esterno alla composizione ed è talmente intensa da annullare la stessa luce del giorno, quella che dovrebbe giungere dalla finestra, la quale in tal modo appare opaca e spenta.
Il fascio di luce, simile a quello proiettato da un faro, si genera in un punto esterno alla composizione, situato alle spalle di Gesù, il quale a sua volta sembra dirigerlo e dominarlo con il movimento della mano.
E' la luce di un Dio che agisce prima e attraverso il Figlio, sostenendone e legittimandone l'azione.
Anche in questo caso la luce è quella diretta, inequivocabile, ineludibile della chiamata alla grazia.
Ma qui il pittore ne declina tutte le caratteristiche peculiari: non solo la direzione (come avviene nel quadro di Stomer), ma anche la qualità (che potremmo definire come intonazione cromatica) e la quantità (intensità).
Direzione, qualità, quantità: caratteristiche proprie della luce che tutti i fotografi dovrebbero conoscere e usare nella strutturazione del loro messaggio visivo.
Purtroppo questo non sempre avviene e molti fotografi, non solo dilettanti, sottovalutano l'importanza della luce.
Spesso fotografano un paesaggio o un palazzo sotto la luce disponibile al momento, senza chiedersi come apparirebbe il soggetto se illuminato in modo diverso.
Talvolta basta aspettare qualche ora, o tornare in un'altra stagione (ok, non sempre si può, ma quasi nessuno lo fa anche quando potrebbe), o addirittura - più semplicemente - muoversi di pochi metri per scoprire diversi e sempre nuovi modi di raccontare la stessa cosa.
Questo perché la luce - ripetiamo - non è soltanto l'elemento capace di dare forma e rilievo ai soggetti, ma è anche - soprattutto! - un segno (inteso nel senso saussuriano del termine) capace di comunicare, o meglio "raccontare" allo spettatore il rapporto emotivo, intellettuale (non solo formale) che il fotografo ha saputo stabilire con il soggetto.
Per questo la gestione della luce deve essere attentamente valutata e approfondita prima di decidere come e dove scattare la fotografia.
Come facevano i pittori impressionisti, che dipingevano lo stesso mulino o lo stesso ponte in diverse ore del giorno e in diverse stagioni, proprio per studiare come apparisse lo stesso soggetto in differenti condizioni di illuminazione.
Alla prossima.

Gallery

Matthias Stomer, L'adorazione dei pastori (Torino, Palazzo Madama). Michelangelo Merisi detto Il Caravaggio, La vocazione di san Matteo (Roma, chiesa di san Luigi dei Francesi). Elvira. L'illuminazione dura e fortemente angolata, inusuale per un ritratto femminile, inserisce il soggetto in un'atmosfera ambigua ed emotivamente connotata (Phase One 645 DF con dorso digitale P45+ e obiettivo Schneider LS 80mm f/2,8). Albero fiorito nel Vallone di Neraissa. Il sole al tramonto entra violentemente nell'inquadratura. La voluta sottoesposizione ha reso illeggibili i particolari sul fianco della montagna mettendo in risalto l'albero illuminato dal controluce, che si staglia contro lo sfondo nero (Graflex Super Graphic con dorso per pellicola piana 4x5/10x12cm e obiettivo Optar 135mm f/4,7. Pellicola: Fuji Velvia 50). Tardo pomeriggio in Valle dell'Orco. L'ottimo trattamento antiriflesso dell'obiettivo ha consentito una ripresa controluce priva di flare e riflessi parassiti, mentre un accurato trattamento ha consentito di mettere in risalto le nubi e il fascio di raggi che piovono sul paesaggio a sinistra (Phase One 645 DF con dorso digitale P45+ e obiettivo Schneider LS 80mm f/2,8).