Michele Vacchiano Cultural Photography

L'articolo del mese

GIUGNO 2022

Una mattina nel Paese di Cuccagna

Uno dei più grandi negozi di fotografia d’America, ben conosciuto anche in Italia, è B&H Photovideo.

Fu fondato nel 1973 da Blimie e Herman Schreiber (B&H, appunto).
Dal 1997 ha sede al 420 Ninth Avenue, all’angolo con la West 34th Street, nel cuore di Manhattan.
Oggi ha circa 2000 dipendenti.
In 6500 metri quadrati di esposizione, offre non solo attrezzature fotografiche e accessori, ma anche tutto ciò che concerne l’elettronica e l’ottica: computer, audio, TV, telefonia, droni, binocoli, telescopi e molto altro.
Attivo nell’e-commerce fin dai suoi albori, B&H vende online in tutto il mondo.
Diretto e gestito da ebrei osservanti, il negozio è chiuso il sabato (ma aperto la domenica).

Quando usavo (e insegnavo) il grande formato, il catalogo cartaceo di B&H, al quale ero abbonato, rappresentava una miniera inesauribile non solo di attrezzature, ma anche di consigli, idee e suggerimenti.

Il 24 agosto 2017 entrai per la prima volta in quello che consideravo da sempre il tempio della fotografia.
Non avevo nulla da acquistare, ma volevo guardarmelo per bene.
Mio figlio Federico si diresse subito al secondo piano, reparto videogiochi, indossò un Oculus VR in prova e si mise a giocare, senza voler vedere altro.
Io, con l’acquolina in bocca, mi aggiravo nel reparto accessori, ammirando un assortimento mai visto prima di borse e zaini di tutti i tipi (eh sì, è una mia debolezza: Claudia dice che le mie borse fotografiche sono più numerose delle sue borsette, e non ha tutti i torti).
Come Pinocchio nel Paese dei balocchi esploravo i diversi reparti sempre più affascinato.

Fino a quando un distinto signore con folta barba nera e kippah sulla testa mi bloccò chiedendomi se volessi qualcosa.
Quando sono negli Stati Uniti o in qualunque altro paese anglosassone, inizio sempre i miei discorsi con un atto di umiltà, premettendo “I don’t speak English very well”.
“Neither I do” rispose l’altro, spiazzandomi.
Beh, a quel punto dovevo comprare qualcosa.
Poiché avevo bisogno di una scheda CF per la Phase One, chiesi dove potessi acquistarne una e lui mi indirizzò al secondo piano.
E fu così che scoprii il sistema di vendita più complicato che avessi mai visto.

Là non ci sono espositori a disposizione del pubblico, che permettano di servirsi da soli e pagare alla cassa, per cui dovetti chiedere quanto mi serviva al bancone di vendita.
Un commesso con cappello nero a larga tesa e payot ai lati del capo (i boccoli tipici degli ebrei ortodossi) prelevò la scheda di memoria da una vetrinetta alle sue spalle.
Mi aspettavo che me la consegnasse, invece lui la mise in un contenitore e mi diede una specie di scontrino da presentare alla cassa.
Scesi al piano terra con il mio scontrino e mi presentai alla cassa per pagare.
Dopo avere pagato (rigorosamente con carta di credito, i contanti sono guardati con sospetto) mi venne consegnato un altro scontrino, che dovetti presentare a un ulteriore sportello per ricevere finalmente la mia scheda di memoria, giunta fin lì grazie a un complesso e grandioso sistema di nastri trasportatori con i quale vengono gestiti gli spostamenti di merci all’interno del negozio.
Non avevo mai dovuto affrontare un iter così complicato per 37,99 dollari di merce.
Ma vuoi mettere, l’avevo presa da B&H Photovideo!

Alla prossima.

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