Michele Vacchiano Cultural Photography

Il "tip" del mese

Ogni mese un suggerimento, un consiglio, un "trucco del mestiere" utile a rendere piů divertente, piacevole e professionale il lavoro del fotografo.

AGOSTO 2014

In montagna con i bambini: la Punta Regina

Questo mese voglio proporre un itinerario escursionistico-fotografico comodo, facile e adatto soprattutto a chi va in montagna con i bambini.
Dalla Punta Regina lo sguardo spazia sull'intera cerchia del Monte Rosa, sulle cime della sinistra orografica della Valle di Gressoney e, verso sud, sull'opposto versante della Valle d'Aosta: dalla Rosa dei Banchi al Mont Glacier, dalla Tersiva all'Emilius che domina Aosta.
In secondo piano il gruppo del Gran Paradiso, più lontano il Monte Bianco.
Con un panorama di questo genere, è indispensabile che il cielo sia limpido: pioggia incombente, nebbia o foschia rovinerebbero tutto.
I momenti migliori per trovarsi in vetta alla Punta Regina sono l'alba e il tramonto, quando la luce radente del sole esalta le forme dei rilievi e le opalescenze dei ghiacciai.
Se siete in vetta al tramonto, godetevi pure con calma lo spettacolo: salvo imprevisti, arriverete alla macchina prima che faccia buio.

Come arrivare
Autostrada A5 Torino-Courmayeur, uscita Verrès. Imboccare la Strada regionale 45 della Val d'Ayas fino a Brusson (dai trenta ai quarantacinque minuti da Verrès).
Da Brusson imboccare la strada che sale verso il Colle della Ranzola e gli impianti sciistici di Palasinaz: la si trova sulla destra salendo, praticamente alla fine del paese.
La strada (larga e sicura) si inerpica con numerosi tornanti lungo il pendio fino a raggiungere, dopo circa cinque chilometri, l'abitato di La Croix: poche case, un ristorante, una cappella.
Si continua a salire curvando verso sinistra (a destra una strada senza sbocco conduce alla frazione Fenilliaz) fino a raggiungere l'abitato di Estoul (1815 m).
Superare Estoul, ignorando le indicazioni che invitano a lasciare l'auto in un vasto parcheggio, e proseguire fin quando la strada si fa sterrata.
Ancora qualche minuto, fino a raggiungere alcune baite visibili in basso a destra oltre il ciglio della strada.
Un segnale di divieto avverte che da qui in poi la strada diventa interpoderale. Lasciare l'auto (lo spazio c'è) e proseguire a piedi.

L'itinerario
Camminerete in leggera salita lungo l'interpoderale che si dirige verso il colle.
Un vecchio progetto di rendere il colle carrozzabile è stato fortunatamente abbandonato, anche a causa delle continue valanghe che d'inverno si abbattono su questo tratto di strada.
Di fronte a voi il maestoso gruppo del Mont Néry; verso sud l'opposto versante della Valle d'Aosta, dalle montagne di Champorcher all'Emilius. Ben visibili le due piramidi regolari del Mont Glacier e della Tersiva.
Arrivati a un bivio lasciate il tracciato principale, che curva a sinistra, e proseguite diritto.
Dopo pochi minuti arriverete alle moderne baite dell'Alpe Finestra (2080 m).
Se ve la siete presa comoda, è trascorsa circa mezz'ora da quando avete lasciato l'auto.
Il Colle Ranzola è lì davanti a voi, una bassa insellatura che vi sembra quasi di poter toccare. Alla sua destra, il morbido panettone di Punta Regina, dai dolci declivi rivestiti a fine estate di mirtillo e ginepro.
Attenzione: non date retta ai cartelli gialli che vi indicano i tempi di percorrenza per raggiungere sia il colle che la punta: sono stati scritti da gente che aveva molta fretta e non corrispondono per nulla al tempo che impiegherebbe un escursionista medio sano di mente. Anche perché, dal colle alla vetta, voi seguirete un itinerario più lungo ma molto più comodo, come vedremo.
Al colle potete arrivare essenzialmente in due modi: lungo il sentiero "ufficiale" (quello segnalato) che vi giunge tagliando a mezza costa (la pendenza è più dolce e graduale ma il sentiero è piuttosto scomodo e ci sono parecchi sassi), oppure seguendo una traccia più stretta che taglia attraverso il prato: qui la pendenza è più accentuata, ma sotto i piedi avete buon terriccio che vi consente un passo regolare e rilassato.
In quindici-venti minuti raggiungerete il colle (2170 m).
Si tratta di un valico assai frequentato fin dai tempi antichi e noto anche in epoca "pre-turistica" (una targa in bronzo ricorda il passaggio di Tolstoj), aperto fra il Monte Ciosè (per i gressonari, Stallerhorn) a nord e la Punta Regina a sud, in corrispondenza di una linea di frattura orogenetica.
Alla vostra sinistra una cappelletta abbandonata, a destra i resti di un vecchio muraglione a secco tirato su in fretta e furia dagli austro-russi nel 1800 per contrastare (invano) l'avanzata delle truppe napoleoniche provenienti dal Gran San Bernardo.
Sul muro, una statuetta della Vergine.
Di fronte, la sinistra orografica della Valle di Gressoney con il Corno Rosso, il Corno Bianco e il Passo di Valdobbia: nelle giornate limpide è visibile ad occhio nudo il rifugio-ospizio Nicolao Sottile.
Alle vostre spalle, dietro le creste della Valle di Champorcher, inizia ad occhieggiare il Gran Paradiso.
Prima di raggiungere il colle è bene indossare (e far indossare ai bambini) indumenti più pesanti di quelli usati durante la salita: come tutti i valichi di questo tipo, anche il Colle Ranzola è costantemente battuto dal vento.
Dal colle, un sentiero alla vostra destra percorre il filo di cresta e conduce alla vetta della Punta Regina.
Non fatelo: è ripido e faticoso e – soprattutto in discesa – può essere pericoloso per chi non è abituato a camminare in montagna.
Scendete invece lungo il sentiero che si diparte dal colle e – sempre rimanendo a mezza costa sul versante Gressoney – prosegue verso Weissmatten.
E' un sentiero sufficientemente largo e comodo che attraversa distese di mirtilli e boschetti di larici, aprendosi gradatamente verso la testata di valle.
Superata una facile pietraia (bambini per mano, o meglio legati!) arriverete a un laghetto fangoso, che ad agosto si prosciuga completamente.
Quando l'acqua c'è ancora, è possibile osservare centinaia di girini a diversi stadi della metamorfosi, che si radunano a grappoli vicino alla riva come per un segreto convegno, agitando all'unisono le loro codine.
Un sentiero si diparte da quello principale, tenendosi a destra del laghetto e inoltrandosi in un valloncello.
Imboccandolo, inizierete a salire lungo il versante meno ripido della montagna.
A un bivio, restate sulla destra: il ramo di sinistra conduce alla Punta Rena (lasciatela perdere, è meglio).
Dopo poche decine di minuti arriverete in vetta.
La Punta Regina (2388 m) si chiamava un tempo Punta Gombetta. Il nuovo nome le fu assegnato dopo che la regina Margherita vi compì un'escursione (a piedi da Gressoney, mica uno scherzo) il 10 agosto del 1898.
Dello spettacolo che si gode da lassù abbiamo già parlato all'inizio.
La vetta è larga e comoda e non c'è alcun pericolo, a patto che teniate i bambini accanto a voi senza farli scorrazzare fuori dalla vostra visuale.                        
La discesa si effettua per lo stesso itinerario di salita.
Chi ha fretta e si fida delle proprie suole può imboccare il sentiero ripido che scende verso nord e conduce direttamente al colle (non potete sbagliare: lo vedete proprio sotto di voi in linea retta).
Per la sua posizione isolata la Punta Regina è spesso utilizzata come punto di decollo dei patiti del parapendio: non è infrequente, d'estate, osservare qualche puntino colorato che volteggia pigro lì nei pressi.

Periodo consigliato
Da giugno a settembre, a seconda delle condizioni di innevamento.
Il periodo migliore è la fine dell'estate, quando le pendici della Punta Regina appaiono di colore rosso carico per lo scurirsi delle foglie dei mirtilli.

Attrezzatura utile
Il colle e – ancor più – la Punta Regina sono spesso spazzati dal vento. Portate nello zaino una giacca a vento efficace e abiti caldi. Poiché il tragitto si compie in zona totalmente scoperta, non dimenticate i cappelli e una buona protezione solare.

Per fotografare
Il panorama è stupendo su trecentosessanta gradi. Se sapete fare lo stitching digitale approfittatene (se non qui, dove?).
Fate attenzione agli obiettivi: il grandangolo è controindicato, perché rischia di allontanare eccessivamente soggetti già di per sé lontani. Meglio un corto teleobiettivo per isolare i singoli gruppi montuosi.
Al tramonto potrete utilizzare il tele per fotografare il sole morente: il disco arancione apparirà più grande e spettacolare.
Aggiungete un filtro polarizzatore per scurire il cielo (da togliere quando si fotografa controluce!) e tenete basso il valore ISO, utilizzando prevalentemente il cavalletto (l'escursione è facile e un po' di peso in più non sarà un problema).
Alla prossima.

Gallery

Da Estoul verso l'opposto versante della Valle d'Aosta. Il sole tramonta fra il Mont Glacier e la Tersiva. Il massiccio del Mont Néry (o Punta Frudière) in autunno. Punta Regina e Punta Rena in abito invernale. Dal Colle Ranzola verso ovest. In primo piano il muretto anti-Napoleone; nel piano intermedio lo spartiacque tra la Val d'Ayas e la vallata principale, con la Testa di Comagna (a sinistra), il Col de Joux (la depressione al centro) e le prime pendici dello Zerbion (a destra). Sullo sfondo, a sinistra il gruppo del Mont Emilius che domina la città di Aosta (visibile nella foschia al centro dell'immagine); a destra il Monte Bianco e la Puinta Walker (Grandes Jorasses) che occhieggia dietro il crinale. Sul versante Gressoney, lungo il sentiero che unisce il Col Ranzola a Weissmatten, il gruppo del Monte Rosa. Un simpatico incontro frequente, d'estate, nei pascoli d'alta quota. Sullo sfondo lo spartiacque tra la Valle di Gressoney (o Valle del Lys) e la Valsesia, con il Colle Valdobbia (su cui sorge l'Ospizio Sottile) e il Corno Bianco, Salendo alla Punta Regina il gruppo del Monte Rosa e l'abitato di Gressoney St.-Jean nel fondovalle. Punta Regina: escursionisti in vetta e il panorama verso ovest.