Michele Vacchiano Cultural Photography

Il "tip" del mese

Ogni mese un suggerimento, un consiglio, un "trucco del mestiere" utile a rendere piů divertente, piacevole e professionale il lavoro del fotografo.

MAGGIO 2014

Compito a casa.

Questo mese suggerisco agli appassionati di fotografia un esercizio difficile (non tecnicamente ma psicologicamente), capace di favorire in modo prepotente la crescita fotografica.
L'esercizio richiede un'occasione e uno strumento.
L'occasione può essere un viaggio o un weekend, meglio se non limitato a una sola giornata ma distribuito su più giorni.
Lo strumento è un obiettivo a focale fissa, non importa quale, quello che avete va benissimo.
Se non possedete un obiettivo a focale fissa ma solo uno zoom, impostatelo su una focale e imponetevi di usare sempre e solo quella.
Se pensate di non saper resistere alla tentazione di manovrare lo zoom, fissatene la ghiera con un paio di giri di nastro adesivo in carta: non sporca e si rimuove facilmente senza lasciare tracce.
L'esercizio riesce egualmente bene se disponete di una compatta a focale fissa (non importa quale compatta, quale focale e nemmeno le dimensioni del sensore).
Anzi, giusto per la soddisfazione di épater le bourgeois, mi spingerò a dichiarare che va benissimo anche l'iPhone (o suoi omologhi), purché si eviti di usare (quando c'è) la funzione di zoom digitale.
Poi uscite e scatenatevi.
A che serve l'esercizio?
Soprattutto ad esercitare la fantasia e la creatività.
Senza zoom (o senza un nutrito parco-focali) vi accorgerete che spesso l'inquadratura che avevate in mente non si può fare, che nella composizione entra troppa roba, o troppo poca, rispetto a quello che avevate progettato.
Questo vi costringerà ad inventare nuove soluzioni.
Nel caso più semplice, a muovervi rispetto al soggetto (avvicinandovi o allontanandovi): scoprirete così che il più delle volte lo zoom più efficace è costituito dai vostri piedi.
Se avvicinarsi o allontanarsi non sarà possibile, imparerete che quando un'inquadratura non si può fare, allora se ne fa un'altra, scoprendo modi alternativi (ma non meno efficaci) di raccontare il soggetto.
E' un giochetto che io faccio spesso, non solo per esercizio ma anche quando lavoro: ho trascorso un'intera settimana in Provenza portando con me una Sony RX-1 equipaggiata con focale fissa da 35 millimetri su sensore full-frame.
Disponevo quindi di un grandangolare moderato sicuramente adatto a fotografare all'interno dei villaggi, ma inadeguato alla ripresa di particolari lontani o alle inquadrature selezionate.
Ho scattato egualmente centinaia di fotografie, tutte soddisfacenti e commerciabili, ho fotografato tutto ciò che ho voluto e non ho nessun rimpianto del tipo "se avessi avuto una focale diversa non avrei perso quell'immagine".
Delle tre fotografie pubblicate qui, la prima è stata scattata durante quello stesso viaggio in Provenza, a La-Colle-sur-Loup: mi piaceva la porta azzurra con la cascata di fiori rossi.
La seconda raffigura un albero di fico in primo piano con il mare sullo sfondo (lungomare "Anita Garibaldi" a Nervi, Genova). Le foglioline da poco spuntate sarebbero apparse scure a causa del controluce deciso: per illuminarle e renderle brillanti ho usato il piccolo flash incorporato nella macchina, che - come si vede - si è rivelato più che sufficiente.
Anche in quell'occasione ho scattato decine di fotografie utilizzando esclusivamente la RX-1 con il suo obiettivo fisso.
La terza immagine, invece, è stata realizzata su un sensore medio formato Phase One con un obiettivo da 80 millimetri (focale normale in relazione al formato coperto): raffigura una piazza del centro di Martigny (Svizzera) all'ora di pranzo.
Anche durante quel viaggio (ero diretto verso la valle di Saas-Fee) avevo portato con me soltanto una reflex e un obiettivo, ben sapendo quanto sarebbe stato difficile sostituire le ottiche durante le escursioni in alta quota che avevo intenzione di compiere.
La scelta dell'obiettivo normale (piuttosto che di un grandangolare moderato) è stata dettata non solo dall'esperienza (di fatto l'obiettivo normale risolve la maggior parte dei problemi di ripresa) ma anche dalla conoscenza preventiva dei soggetti che mi sarei trovato davanti: prevalentemente paesaggi alpini, per i quali un obiettivo da 80 millimetri sul medio formato digitale (paragonabile a un 56 millimetri sul formato Leica) rappresenta l'ideale strumento di rappresentazione prospettica.
Neppure in quel caso ho avuto problemi a trovare - in ogni occasione e per ogni soggetto - la giusta inquadratura.
A beneficio di chi ancora non è convinto, sottolineo che quasi tutte le immagini realizzate nel corso di questo viaggio, come pure nei precedenti qui citati, sono state piazzate sul mercato. E il mercato, si sa, è l'unico giudice che un professionista ritiene attendibile per valutare la qualità del suo lavoro.
Provate.
E dopo ricominciate pure a usare il vostro zoom o il vostro nutrito parco-focali.
Ma lo farete, ne sono certo, con un nuovo spirito e una nuova consapevolezza.
Alla prossima.

Gallery

Provenza, facciata di una casa a La-Colle-sur-Loup. Nervi (Genova). Dalla passeggiata Anita Garibaldi una marina con albero di fico in primo piano. Le foglioline da poco spuntate sarebbero apparse scure a causa del controluce deciso. Per illuminarle e renderle brillanti ho usato il piccolo flash incorporato nella macchina, che come si vede si è rivelato più che sufficiente. Martigny (Svizzera). Una piazza del centro storico affollata di turisti all'ora di pranzo. Phase One 645DF con obiettivo Schneider 80mm f/2,8.