Michele Vacchiano Cultural Photography

L'articolo del mese

APRILE 2022

Come si diventa fotografo professionista?

Certo, è un sogno di molti, ma come trasformare il sogno in un progetto?
Questo articolo non pretende di dare risposte definitive, né di fornire sicure ricette per il successo.
È soltanto un insieme di suggerimenti, idee e strategie derivanti dalla mia personale esperienza.
E poiché l’esperienza è un percorso unico e individuale, vi consiglio di non fermarvi qui, di ascoltare anche altri pareri, diversi dai miei e forse opposti, di confrontarli, per formarvi un’opinione quanto più vasta e articolata possibile.
Non vi preoccupate se la prima parte della mia chiacchierata vi sembrerà negativa, addirittura deprimente.
Io non creo illusioni.
Ma a una prima pars destruens, nella quale cercherò di spazzare via idee sbagliate, falsi concetti e convinzioni illusorie, seguirà una pars construens, fondata su basi più solide e razionali.

Intanto, a chi mi fa questa domanda io rispondo con un’altra domanda: sei davvero sicuro di volerlo fare?
Sei sicuro di voler abbandonare la libertà del dilettante, che segue i suoi percorsi e fotografa ciò che vuole, per avere a che fare con scadenze, lavori noiosi e clienti incompetenti, che spesso non capiscono e non rispettano il tuo lavoro?
E soprattutto, perché lo vuoi fare?
Gli amici ti dicono che fai delle belle fotografie?
Pensi che più nessuno criticherà le tue immagini, quando saprà che sono fatte da un professionista?
Sei insoddisfatto del tuo attuale lavoro?
Ritieni che sia un mestiere prestigioso?
Sogni di viaggiare per il mondo e frequentare hotel di lusso in compagnia di modelle mozzafiato?
Hai venduto qualche immagine e ti credi pronto ad affrontare il mercato?
Bene, ecco la cattiva notizia: nessuna di queste motivazioni ha il benché minimo senso.
La fotografa siciliana (e internazionale) Letizia Battaglia afferma che se vuoi fare il fotografo devi prima cercarti un altro lavoro, perché agli inizi (e per molti, anche dopo) di sola fotografia non si campa.
La stessa Letizia Battaglia iniziò a lavorare sul serio all’alba dei quarant’anni, e non si tratta certo di un caso isolato nel panorama della fotografia d’autore.
Ma rispetto ai tempi, ormai lontani, in cui Letizia Battaglia (oggi ottantasettenne) lavorava come fotografa, le cose sono ulteriormente cambiate, e il nostro mestiere non può più essere quello di un tempo.
Perciò, prima di continuare leggi questo articolo.

Se, dopo aver letto l’articolo, vuoi pervicacemente perseverare nel tuo proposito, sappi che appiccicarsi addosso l’etichetta di professionista è la cosa più facile del mondo: basta andare nella più vicina sede dell’Agenzia delle entrate e aprire, gratuitamente, una partita IVA.
Anzi, lo puoi fare anche online.
Il codice ATECO (che sta per attività economiche) è 74.20.19.
Nella maggior parte dei casi, anche i lavoratori dipendenti lo possono fare, purché l’attività svolta in proprio non entri in concorrenza con l’attività svolta come dipendente.
Se ti accontenti di questo, sei a cavallo: puoi farti carta intestata e biglietti da visita con il tuo nome seguito dall’espressione “professional photographer” e tutto finisce lì.

Se invece vuoi lavorare come fotografo professionista, allora è diverso, perché questo ti costringerà a confrontarti con il mercato, un giudice sicuramente più implacabile e severo di quanto non lo siano quelli dei concorsi ai quali hai partecipato.

Attenzione: se credi che saper fare delle belle fotografie sia sufficiente, allora lascia perdere.
C’è un sacco di gente che fa belle fotografie, anche migliori delle tue e delle mie, e le mette gratuitamente in rete.
Chi sarà disposto a pagare per avere fotografie simili ad altre, che sono liberamente disponibili?
Che cos’hai tu che ti distingua dagli altri?
La creatività, la facilità di relazione, la capacità imprenditoriale non bastano.
Devi essere competente in settori dove altri non osano cimentarsi, perché non ne hanno la capacità.
E in quei settori devi essere il migliore.
Ma soprattutto, devi riuscire a capovolgere l’equazione belle foto = tanti clienti, perché non funziona così.
Hai mai visto i pittori dilettanti che espongono i loro dipinti sui lungomare delle località turistiche?
Stanno lì ad aspettare che a qualcuno, chissà perché, venga l’insana idea di mettersi in casa qualcuna delle loro “creazioni”.
Sprecano un sacco di tempo nell’attesa e se trovano il pollo giusto vendono un quadro o due in tutta la stagione.
Fuor di metafora: non aspettare che qualcuno, per un’improbabile ispirazione divina, rimanga abbagliato dalle tue fotografie, disperse fra miliardi di altre, ma cerca di individuare i bisogni dei potenziali clienti e offri un prodotto capace di soddisfare quei bisogni.
Che lavoro hai fatto o stai facendo? Quali sono le tue passioni?
Lavori come segretaria al conservatorio?
Chi più di te conosce quel mondo e le persone che lo frequentano?
Puoi iniziare a fotografare i concerti, senza dimenticare il backstage e tutto ciò che riguarda il mondo della musica.
Se sei brava, seria e competente, inizieranno a chiamarti anche per altri lavori.
Hai l’hobby dell’equitazione?
Perfetto, allora ti potrai proporre come fotografo di cavalli, di corse, di eventi che ruotano attorno ai cavalli.
Conosci già quel mondo e sicuramente conosci le persone giuste.
Oppure, sai fare filmati hyperlapse?
Non sono in molti a saperli fare, e se a questa capacità tecnica aggiungi una buona dose di fantasia e creatività, avrai poca concorrenza e molte possibilità di guadagno.
E ancora, hai acquistato un drone e hai preso il patentino?
Prova a pensare a tutti i servizi che potresti proporre, alle aziende nella tua zona che potrebbero essere interessate, ma sbrigati, prima che il mercato sia saturo!
Il resto verrà col tempo.

Bisogna poi considerare che, contrariamente alla percezione comune, la fotografia non è un’attività alla portata di tutti.
È vero, tutti possono scattare una fotografia, ma non tutti sanno scattare una fotografia.
Io preparo piatti molto apprezzati dagli amici che invito a cena; ma se mi iscrivessi a Master Chef Italia non credo che supererei la prima puntata.
La fotografia non fa eccezione: come qualunque lavoro, per essere fatta bene richiede non solo fantasia e creatività, ma anche e soprattutto preparazione.

Perciò, inizia a studiare.
Studia la storia dell’arte, perché è da lì che proveniamo.
Studia la fisica ottica per capire come funzionano davvero un obiettivo o un sensore.
Studia la funzione e l’utilizzo della luce (tanto naturale quanto artificiale), perché è quello il vero pennello del fotografo.
E poi studia le opere dei maestri, il loro stile, il loro modo di inquadrare e comporre; ma soprattutto osserva con occhio critico le fotografie (anche pubblicitarie) stampate sulle pagine delle riviste: perché ha fatto questa fotografia in questo modo? Che cosa voleva raccontare?

Se non hai frequentato una scuola specifica, come ad esempio l’Accademia di Belle Arti o l’Istituto Europeo di Design, puoi comunque frequentare corsi, tanto in presenza quanto online; puoi leggere libri; puoi seguire le lezioni o i workshop organizzati da un formatore.
Ma prima informati accuratamente sui titoli e sulle competenze della persona che ti propone di insegnarti qualcosa, e soprattutto sulla sua capacità di insegnare.
Non basta essere un grande fotografo: bisogna anche saper trasmettere nel modo giusto le proprie conoscenze, incuriosendo e motivando chi impara.
Non basta che uno affermi di essere esperto, ci vuole un’autorità esterna (una scuola, un ente certificatore, o altro) che lo qualifichi come tale.
Ti faresti curare da uno che si proclama medico ma non possiede una laurea in medicina?
È vero, oggi c’è tanta gente che affida la propria salute a ciarlatani incontrati su Internet, ma TU, lo faresti?
Il fatto che io sia un professionista certificato non è un trofeo da esibire nel mio studio come la laurea del dentista, ma un atto di rispetto e una garanzia per i miei clienti, soprattutto quelli che mi affidano la loro formazione, e quindi il loro futuro.

L’unica idea che ti devi togliere dalla testa è che si possa imparare tutto gratuitamente: su Internet troverai chi ti suggerisce metodi e procedure, me compreso, con i miei tutorial, ma chi insegna davvero non lo fa gratis.
Me compreso.

Inizia a fotografare un po’ di tutto, ma poi cerca di capire qual è il filone che più ti appassiona e verso il quale sei più portato: l’argomento che tratti con maggiore divertimento sarà quello nel quale riuscirai meglio.
Fino a quando non avrai capito con chiarezza di che cosa hai bisogno, puoi noleggiare le attrezzature invece di acquistarle; lo stesso per lo studio fotografico: ti conviene noleggiare uno studio attrezzato quando ti serve, piuttosto che pagare tutti i mesi un affitto o un mutuo per un locale che userai saltuariamente.
Quando poi avrai scelto la tua specializzazione, inizia a valutare quali siano le attrezzature più adatte a facilitarti il lavoro.
Evita gli acquisti inutili e compulsivi, ma segui un piano oculato: se ti occuperai di fotografia naturalistica o di viaggi, non ti serviranno luci o fondali da studio, e nemmeno uno studio; se vorrai dedicarti al ritratto o alla moda, il supertele da 800 millimetri sarà una spesa inutile e gravosa.
Allo stesso modo, ricorda che le fotocamere non sono tutte uguali, e anche questa scelta dipende dal tema al quale ti dedicherai con maggiore assiduità.
I sensori non troppo densi, ma capaci di rispondere bene agli alti valori ISO, sono i più adatti – ad esempio – alla fotografia naturalistica e al reportage; mentre i sensori a più alta risoluzione (ma da usare preferibilmente alla sensibilità nativa) sono ideali per l’architettura e la fotografia d’ambiente.

L’importante è conoscere alla perfezione i propri attrezzi del mestiere; i loro pregi e i loro difetti. Devi arrivare a usarli oltre i limiti delle loro possibilità tecniche; devi saper impostare un parametro a occhi chiusi, sfruttare ogni potenzialità della tua fotocamera e dei tuoi obiettivi.
La macchina deve diventare un mezzo trasparente, un’estensione dei sensi, non un aggeggio con cui fare i conti ogni volta che vuoi scattare una foto.
Per questo, non fare l’errore tipico dei dilettanti danarosi, che cambiano spesso macchina rincorrendo sempre l’ultimo modello e facendosi abbagliare dai milioni di pixel: impara bene a usare la tua fotocamera e sfruttala per qualche anno, piuttosto che dover studiare tutto daccapo ogni volta.
Altrimenti farai continuamente delle prove, ma nessuna vera fotografia.

Cerca di impratichirti nell’uso del flash, in modo da sfruttarne tutte le potenzialità creative.
Se molti fotografi, anche professionisti, dichiarano “Il flash non mi piace”, è solo perché non ne hanno mai approfondito la conoscenza.

Ma tutto questo non basta.
La fotografia è anche saper guardare, saper cogliere dal disordine del reale gli elementi formativi di un messaggio chiaramente strutturato.
Fotografia è comunicazione, e per capire le basi della comunicazione consiglio di leggere questo libro, oppure, più rapidamente, di guardare questo tutorial.

Inoltre, la fotografia è sensibilità; è un rapporto speciale con la realtà e con il mondo che ci circonda.
La sensibilità non si impara, ma si può sviluppare.
Questo articolo fornisce alcuni suggerimenti in proposito.

Scattare è importante, ma la fotografia (qualunque fotografia) va anche sviluppata.
Cosa che nel digitale si fa con la postproduzione.
Trattare un’immagine significa saperne evidenziare gli aspetti più interessanti, quelli che ci avevano convinti che quella fotografia andasse scattata.
Quindi dovrai studiare e approfondire l’utilizzo dei software di trattamento, scegliendo quello più consono al tuo stile e alle tue esigenze.
Molti professionisti si affidano a sviluppatori esterni, persone specializzate nel trattamento dell’immagine, per potersi concentrare solo sulla fase realizzativa dello scatto.
Io preferisco occuparmi personalmente del trattamento delle mie immagini, anche se questo richiede più tempo, non tanto per risparmiare, quanto perché preferisco decidere io in che modo tirare fuori dal negativo digitale l’immagine che avevo visualizzato al momento della ripresa.
Ovviamente, poi, ognuno si regola in base alle sue esigenze, al suo budget e – soprattutto – alla quantità di immagini che deve processare.

Creati un portfolio che ti rappresenti e proponilo ad agenti e riviste.
Oggi è decisamente più difficile di un tempo, ma vale la pena tentare.
In questa pagina trovi nomi e recapiti di agenti che operano in Italia.
Basta scrivere o telefonare, prendere un appuntamento e mostrare il proprio portfolio.
È vero, sono quasi tutti a Milano.
Ma non fare come quel mio allievo di Caltagirone che rinunciò dicendo “Milano è lontana”: se vuoi davvero dare una svolta alla tua vita, sali su un treno e vai.
In occasione di una manifestazione fotografica, ad esempio i “Rencontres” di Arles, iscriviti a una lettura portfolio, per ricevere consigli e giudizi da un professionista affermato.
Prima, però, leggi questo articolo.

Confrontati con altri.
Partecipa a un forum o a un gruppo di discussione, posta le tue foto e chiedi il parere degli altri iscritti.
Non ti accontentare di un semplice like: tu non cerchi consensi, ma giudizi motivati.
Anche i giudizi negativi, o quelli di chi ne sa meno di te, possono farti vedere le cose da punti di vista diversi e non necessariamente sbagliati.

Inizia a collaborare con le agenzie di stock.
Al principio, e per un certo tempo, non sarà una fonte di reddito importante, ma ti creerai un vasto portfolio online che i potenziali clienti potranno consultare; le tue immagini incominceranno a girare sul mercato e tu potrai capire molto rapidamente che cosa correggere per adeguarti agli standard che il mercato richiede.
Se vuoi sapere bene che cosa sono, come funzionano, e che vantaggi ti possono offrire le agenzie di stock, consulta il sito di Daniele Carrer, a mio parere il maggiore esperto in materia.
Ti consiglio anzi di acquistare il suo corso completo: un investimento modesto che ti garantirà risultati concreti.

Non accettare l’offerta di chi ti chiede di svolgere un lavoro a titolo gratuito, promettendoti future collaborazioni che ti saranno pagate: individui del genere sono disonesti e inaffidabili, perché cercano solo di sfruttare il tuo lavoro e le tue competenze.
A chi mi fa proposte del genere io rispondo “Ok, ma facciamo un contratto, nel quale sia chiaramente indicato che entro un anno mi procurerete un lavoro che mi sarà pagato”.
Ovviamente loro non lo fanno, facendomi così capire che razza di gente sono.

Per lo stesso motivo, rifiuta di cedere le tue fotografie a riviste o siti internet che te le chiedono a titolo gratuito, promettendoti di citare il tuo nome.
Puoi farlo finché rimani un dilettante (e potremmo discutere su questa cattiva abitudine), ma non quando sarai un professionista, cioè uno che lavora a fronte di un compenso in denaro.
A che serve il nome pubblicato, se non a vantarsi con gli amici?
Pensaci bene: ti ricordi il nome del fotografo sotto l’ultima foto che hai visto sul giornale?
A me non interessa che scrivano il mio nome sotto la fotografia, mi interessa che mi paghino.
Perciò, a chi mi chiede di poter usare una mia fotografia sul suo sito, io rispondo mandandogli i link alle mie agenzie.
Intendiamoci: anch’io cedo gratuitamente delle fotografie, ma lo faccio volontariamente e quando decido che ne valga la pena, prima di tutto per autopromozione, ma anche per attività benefiche o per organizzazioni umanitarie o di tutela ambientale.
Analogamente, evita di lavorare per compensi da fame, al solo scopo di aggiudicarti un lavoro.
Lo so che è difficile rinunciare a una possibilità di guadagno, per quanto esigua, ma quanto più ti svaluti, tanto più trasmetterai ai clienti una bassa percezione di te e delle tue capacità.
I compensi che io chiedo, ad esempio per una giornata di formazione, non sono popolari.
Eppure il web è pieno di persone e organizzazioni che offrono corsi al costo di una cena in pizzeria.
Ma i loro clienti riceveranno quello per cui avranno pagato, saranno insoddisfatti e rilasceranno giudizi negativi sui loro formatori.
Da me non viene chi vuole pagare poco, ma chi ha capito la differenza.
E i miei sono clienti soddisfatti, che mi fanno una buona pubblicità e mi procurano nuovo lavoro.

Fai pratica con un vero esperto.
Oggi non è facile farsi assumere come assistente presso uno studio fotografico.
Ma puoi provare a rompere le scatole a un professionista che conosci e chiedergli di poterlo accompagnare durante i suoi servizi.
Se sei disposto a pagare il tempo che ti dedicherà, è difficile che ti dica di no.
Guardare come opera un professionista, fargli domande, sbirciare i suoi metodi di lavoro è il modo migliore per impossessarsi di quelle procedure e di quegli accorgimenti che – credimi – fanno la differenza.
È un’opportunità che io offro tranquillamente a chi me lo chiede.

La comunicazione è tutto.
Un sito internet, una pagina Facebook, una presenza assidua e costante sui social richiedono – è vero – molto tempo, ma ripagano in termini di visibilità e contatti.
Mi raccomando, evita il fai-da-te.
Affidati a un esperto di comunicazione web capace di confezionarti un sito al passo coi tempi, una pagina Facebook graficamente accattivante, un logo che ti rappresenti con certezza.
Insomma, un branding che identificherà te e la tua offerta distinguendoti dalla concorrenza.
Lo so, si tratta di un investimento che può rivelarsi significativo, ma è altrettanto importante quanto l’acquisto delle attrezzature o l’iscrizione a corsi di aggiornamento.

Proprio perché la comunicazione è tutto, cerca di curare in modo maniacale la proprietà di linguaggio quando presenti la tua attività a potenziali clienti, o le tue fotografie a chi le dovrà giudicare.
Se qualcuno mi scrive o mi parla con un linguaggio inappropriato, con errori di ortografia (purtroppo succede anche quello) e sbagliando i congiuntivi, per me ha già toppato.
L’italiano non è una materia scolastica, ma il veicolo con il quale ci facciamo capire.
Se tu lo strapazzi, rischi di provocare reazioni ostili in chi ha alle sue spalle un serio background culturale, come i professionisti più affermati (che sono tali proprio grazie a quello), i redattori delle riviste o i direttori marketing delle aziende.
Per lo stesso motivo, è indispensabile la conoscenza – almeno a livello base – della lingua inglese.

Iscriviti a un’associazione di categoria.
Non solo otterrai assistenza e consulenza legale, ma potrai usufruire gratuitamente di corsi di formazione e aggiornamento che i non iscritti devono pagare profumatamente.
A proposito dei corsi di aggiornamento, non pensare di poterne fare a meno: il mondo cambia e se non impari COME cambia e come affrontare i cambiamenti, resterai sempre più indietro, fino a uscire definitivamente dai giochi.
Sul sito dell’associazione di categoria troverai anche modelli di contratti e liberatorie già pronti, che ti risparmieranno un sacco di lavoro.

Non gestire da solo la tua contabilità fiscale: rivolgiti a un commercialista e lascia che sia lui a occuparsi di queste cose.
Le leggi in Italia cambiano continuamente e tu rischi di dover pagare una multa solo per esserti perso l’ultimo codicillo.

Infine, non credere che il successo arrivi dall’oggi al domani.
Per farsi conoscere ci vogliono anni, e ancora più tempo per farsi apprezzare.
Metti in conto uno studio continuo, un lavoro senza orari, un’inesausta ricerca di contatti e relazioni.
Ma al di là di questo, devi saperti elevare al di sopra delle mode e delle tendenze dominanti.
In una società dove l’apparire è considerato il più prezioso dei valori e dove l’egoismo, la mediocrità e la pretesa di primeggiare senza averne le capacità sono considerate armi vincenti, dovrai mettere in campo doti non comuni di ascolto, umiltà e desiderio di imparare.
Queste, insieme a una competenza ferrea, sono le qualità che ti consentiranno davvero di emergere.
Cerca di essere chiaro nella stipula dei contratti e rispetta i tempi di consegna: questo convincerà i clienti della tua serietà, una dote generalmente più apprezzata dell’estrosità e della fantasia: genio e sregolatezza è un binomio molto romantico, ma – come la storia insegna – ha sempre generato artisti romanticamente in miseria.
Preparati ad affrontare qualche insuccesso e qualche delusione, ma sappi che queste cose ti aiuteranno a crescere, e a imparare dai tuoi errori.
Soprattutto non smettere mai di rinnovarti: l’epoca in cui viviamo ci ha ormai abituati a rinunciare a ciò che credevamo acquisito, e ben pochi hanno ancora la possibilità di adagiarsi sulle vecchie certezze.
Se tutto questo non ti preoccupa, allora sei pronto ad affrontare una grandiosa avventura, un’attività che ti renderà davvero padrone di te stesso e della tua creatività.

Buon lavoro, ma soprattutto, buon divertimento!