Michele Vacchiano Cultural Photography

Il "tip" del mese

Ogni mese un suggerimento, un consiglio, un "trucco del mestiere" utile a rendere piů divertente, piacevole e professionale il lavoro del fotografo.

MARZO 2014

Autocosa!?

Autofocus. Cioè meccanismo (interno all'obiettivo o all'apparecchio) che mette a fuoco automaticamente.
Okay.
Nel lontano 1999 mi fu data in prova, per un'intera estate, una Contax G1.
"Nata", come diceva la pubblicità, per il reportage.
Ora, reportage a casa mia significa rapidità d'azione, attimo decisivo e tutta quella specie di cose.
Bene, l'autofocus della Contax G1 era a dir poco snervante: tu schiacciavi il pulsante di scatto e l'aggeggio cominciava a ronzare per interminabili frazioni di secondo, e quando finalmente decideva (lui!) che era ora di scattare, il soggetto aveva cambiato posizione e l'attimo decisivo era andato a farsi friggere.
Quando fotografavo paesaggi niente da dire: la macchina era maneggevolissima e l'obiettivo Zeiss impeccabile, e chissenefrega della lentezza dell'autofocus.
Ma quando cercai di usarla in un laboratorio per la fabbricazione dei sabot (gli zoccoli di legno tipici della Val d'Ayas) fui costretto a chiedere all'artigiano di mettersi in posa rinunciando a fotografarlo mentre lavorava, perché ogni volta il dannato aggeggio scattava con mezzo secondo di ritardo rispetto a quando volevo io!
Sono passati quindici anni e i sistemi autofocus si sono evoluti.
Con qualche limite, ancora non del tutto superato, derivante dalla luminosità ambientale (alcuni sistemi autofocus patiscono la luce scarsa) e dal rapido movimento del soggetto.
I modelli al top di gamma hanno superato (quasi del tutto) anche questi limiti, ma lo stesso non può dirsi per le reflex normalmente compatibili con il budget del fotoamatore medio.
La selezione manuale del punto di messa a fuoco garantisce risultati precisi ma richiede un certo tempo: premere il bottoncino e contemporaneamente girare la rotellina che sposta il quadratino luminoso è una procedura incompatibile con le esigenze di rapidità di chi fotografa soggetti che si muovono.
Lasciar decidere alla macchina è più rapido ma non sempre garantisce che il punto di messa a fuoco coincida esattamente con quello che volevamo noi.
La prima fotografia pubblicata in basso (il giovane volpacchiotto) ne è un esempio.
La vallata era in ombra e dovevo garantirmi un tempo di scatto ragionevolmente rapido. Il sensore era regolato già sui 400 ISO e io per principio non mi spingo mai oltre: le agenzie internazionali accettano a fatica fotografie di natura scattate con valori superiori, anche con i sensori più recenti. Quindi dovevo aprire il diaframma ma in questo modo non sarei riuscito a mantenere a fuoco tutto l'animale. Lui, dal canto suo, non stava certo fermo in attesa che la macchina decidesse se e dove mettere a fuoco! Per cui ho puntato il teleobiettivo sul suo occhio destro (il più vicino a me) e ho effettuato una rapida messa a fuoco manuale, scattando subito prima che il soggetto cambiasse posizione. Anche se la coda non è perfettamente a fuoco a causa dell'ampia apertura del diaframma, la fotografia è perfettamente vendibile.
Personalmente ho sperimentato una serie impressionante di fotocamere, ma - salvo rare eccezioni e solo in determinate circostanze - non ho ancora trovato un automatismo più preciso del mio occhio e più veloce della mia mano.
Soprattutto quando si adoperano obiettivi dall'escursione focale molto ampia, come gli obiettivi macro: passare in automatico dall'inquadratura a distanza medio-lunga all'inquadratura ravvicinata propria della macro significa perdere secondi preziosi ad aspettare che l'aggeggio smetta di ronzare vagando impazzito tra l'infinito e il primo piano, mentre nel frattempo la farfalla ha deciso di andarsene, stufa di rimanere in posa per quell'incapace che non è neppure in grado di inquadrarla come si deve!
Per questo alcuni obiettivi macro sono dotati di un sistema di limitazione del fuoco, che costringe l'autofocus a lavorare entro un range più ristretto di distanze.
Tuttavia, la procedura più efficace in macrofotografia è impostare la messa a fuoco manuale, decidere preventivamente (e impostare di conseguenza) il rapporto di riproduzione voluto ed effettuare la messa a fuoco avvicinando e allontanando l'obiettivo dal soggetto, fino a quando l'elemento principale (ad esempio l'occhio della farfalla) non appaia perfettamente a fuoco sul vetro smerigliato.
Nella fotografia della farfalla, la messa a fuoco è stata regolata, manualmente, sugli occhi e sul capo dell'insetto, lasciando che i piani più lontani (l'estremità posteriore delle ali) apparissero meno nitidi.
In conclusione, pur ritenendo l'autofocus utile e affidabile nella maggior parte delle situazioni, voglio azzardare un consiglio controcorrente.
Cari fotoamatori, divertitevi per una giornata a fotografare con l'autofocus disattivato.
Imparate a fidarvi del vostro occhio.
Giocate con la messa a fuoco selettiva (scegliere con cura il punto di messa a fuoco e usare un diaframma abbastanza aperto da sfocare tutto il resto): in questo modo comunicherete con assoluta chiarezza allo spettatore qual è il soggetto principale e su quale punto egli dovrà concentrare la sua attenzione, ottenendo oltretutto una sfocatura morbida e progressiva che dal punto di maggiore interesse sfuma verso l'infinito (osservate l'immagine del pino cembro e del focolare).
Ma fatelo con la mano e col cervello, non lasciatelo fare alla macchina.
Vi prometto due cose: la prima è che le immagini iniziali faranno letteralmente schifo, saranno sfocate e penalizzate da un livello di nitidezza inaccettabile; la seconda è che - dopo che ci avrete preso la mano (e ci vuole poco, credetemi) - le ultime foto saranno perfette.
Voi avrete perso una giornata di lavoro.
Avrete imparato a cogliere l'attimo decisivo (quello che volete voi, non quello che vuole la macchina).
Ma soprattutto sarete (finalmente e creativamente) liberi!
Alla prossima.

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La vallata era in ombra e dovevo garantirmi un tempo di scatto ragionevolmente rapido. Il sensore era regolato già sui 400 ISO e io per principio non mi spingo mai oltre: le agenzie internazionali accettano a fatica fotografie di natura scattate con valori superiori, anche con i sensori più recenti. Quindi dovevo aprire il diaframma ma in questo modo non sarei riuscito a mantenere a fuoco tutto l'animale. Lui, dal canto suo, non stava certo fermo in attesa che la macchina decidesse se e dove mettere a fuoco! Per cui ho puntato il teleobiettivo sul suo occhio destro (il più vicino a me) e ho effettuato una rapida messa a fuoco manuale, scattando subito prima che il soggetto cambiasse posizione. Anche se la coda non è perfettamente a fuoco a causa dell'ampia apertura del diaframma, la fotografia è perfettamente vendibile. AMessa a fuoco sui rami del pino cembro in primo piano, resi brillanti e luminosi da un leggero colpo di flash, regolato in modo da compensare l'illuminazione del primo piano con la luce naturale dello sfondo. In questo caso la messa a fuoco selettiva indica chiaramente allo spettatore qual è il soggetto principale. Messa a fuoco estremamente precisa sul bollitore in primo piano, diaframma ragionevolmente aperto per creare una sfocatura, leggera e progressiva ma visibile, dei piani successivi. La messa a fuoco è stata regolata, manualmente, sugli occhi e sul capo della farfalla, lasciando che i piani più lontani (l'estremità posteriore delle ali) apparissero meno nitidi. Questo incrementa il senso di profondità e dona tridimensionalità all'immagine. Gli obiettivi macro sono caratterizzati da un'escursione focale molto ampia, potendo passare dalle riprese all'infinito alle riprese ravvicinate con fattore di 1:1. Ne consegue che il sistema autofocus può impiegare parecchi secondi per posizionare correttamente i gruppi ottici. Per questo alcuni obiettivi macro sono dotati di un sistema di limitazione del fuoco, che costringe l'autofocus a lavorare entro un range più ristretto di distanze. Tuttavia, la procedura più efficace in macrofotografia è impostare la messa a fuoco manuale, decidere preventivamente (e impostare di conseguenza) il rapporto di riproduzione voluto ed effettuare la messa a fuoco avvicinando e allontanando l'obiettivo dal soggetto, fino a quando l'elemento principale (ad esempio l'occhio della farfalla) non appaia perfettamente a fuoco sul vetro smerigliato.