Michele Vacchiano Cultural Photography

Pescara, 5 maggio 2013. Michele Vacchiano (al centro) riceve la nomination per il premio Green Ribbon 2013 dal professor Giacomo Cavuta e dal Vice Presidente della Giunta Regionale Alfredo Castiglione

Con questo articolo Michele Vacchiano
ha vinto la nomination per il Premio Nazionale
"Green Ribbon" 2013


Wineland. Terra, natura e genti di Langa.

"Terra da vino. Si chiama Piemonte" era uno slogan che compariva su manifesti e pieghevoli promozionali curati dal servizio turistico della Regione, una trentina di anni fa.

In realtà il Piemonte è molto di più. Se si eccettua il mare, da cui lo separano le Alpi Liguri e l'Appennino, quasi tutti gli ambienti vi sono rappresentati: dai ghiacciai alpini alle sponde "mediterranee" del Lago Maggiore; da vette che sfiorano (e superano) i quattromila metri alle pianure allagate dove si coltiva il riso; dai deserti d'alta quota alle dolci colline vinicole del Monferrato e delle Langhe.

La varietà coinvolge non soltanto il paesaggio, ma anche le genti e le civiltà. E le lingue, che da sempre sono veicolo ed espressione della cultura materiale. A parte il Piemontese, suddiviso in vari dialetti locali (e censito dall'Unesco tra le lingue minoritarie meritevoli di tutela), nelle valli del nordovest si parla il Francoprovenzale, all'ombra del Monte Rosa è viva e vitale la lingua Walser (un dialetto alemanno risalente all'alto medioevo), mentre fra le montagne cuneesi  ancora risuona l'Occitano (o Provenzale), la dolce parlata dei troubadours quasi scomparsa nel sud della Francia ma gelosamente custodita dall'isolamento delle vallate alpine.

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Vigneti tra Monforte d'Alba e Barolo. Il Piemonte offre una grande varietà di paesaggi (eccetto, ovviamente, il mare). Qui è raffigurata l'Isola dei Pescatori, una delle tre grandi isole del lago Maggiore. Insieme al Lago di Como, all'Iseo, al Garda e ad altri innumerevoli bacini meno estesi, il Lago Maggiore fa parte di quella estesa corona di grandi laghi prealpini (residuo delle glaciazioni quaternarie) che abbraccia a nord la Pianura Padana. Il Piemonte è circondato su tre lati dalle montagne. A nord, le cime del gruppo del Monte Rosa, al confine con la Svizzera (nella foto) e del Gran Paradiso, al confine con la Valle d'Aosta, superano i quattromila metri. Bosco, vigneti e calanchi argillosi nei pressi di Dogliani. Ormai quasi scomparse a Torino e nei centri più grandi, la lingua e le tradizioni del Piemonte sopravvivono nelle campagne, anche grazie alle iniziative culturali di enti turistici e organismi di tutela. Suddiviso in una grande varietà di dialetti locali, il piemontese è stato dichiarato lingua minoritaria dal Consiglio d'Europa e lingua meritevole di tutela dall'Unesco. L'isolamento delle vallate alpine (qui tipiche case Walser in Valsesia) ha consentito la conservazione (e oggi la tutela) di lingua minoritarie quali il Francoprovenzale (oggi parlato nel Piemonte nordoccidentale, in Valle d'Aosta, in Savoia e nel Vallese svizzero, ma un tempo assai più diffuso), l'Occitano o Provenzale (parlato prevalentemente nelle Alpi Marittime e Cozie) e il Walser, un dialetto alemanno parlato nelle valli a sud del Monte Rosa dai discendenti di pastori provenienti dal Vallese svizzero (Walliser, poi Walser) che nel XIII secolo valicarono gli alti passi alpini (oggi occupati dal ghiacciaio ma all'epoca relativamente liberi, grazie a un periodo interglaciale piuttosto caldo) alla ricerca di nuovi terreni di pascolo. Vigneti tra Monforte e Barolo. Vendemmia nelle colline tra Monforte e Barolo. Grappoli pronti per la vendemmia nei pressi di San Giuseppe di Monforte. Vigneti innevati in inverno a Farigliano. Sullo sfondo le Alpi Marittime. Le fiere e i mercati, frequenti specialmente in autunno, propongono ai visitatori i prodotti del territorio, ingredienti di una cucina nobile e raffinata ma dalle origini contadine. Terra arata tra Novello e Barolo. Vigneti nei pressi di Monforte d'Alba. I vigneti sono spesso arroccati su pendii erti e scoscesi, percorsi da strade diritte e ripide che nulla concedono alla comodità. Ancora oggi è spesso necessario trasportare a piedi le ceste dell'uva durante la vendemmia, perché non sempre i mezzi agricoli riescono a superare le pendenze. Dalla strada di langa che unisce San Giuseppe di Monforte alla antica Cascina Bricco lo sguardo spazia su campagne, castelli e villaggi. Sullo sfondo, il castello di Serralunga. Vigneti a perdita d'occhio dalla langa di Farigliano, al tempo della vendemmia. La zona di produzione del Barolo è limitata a pochi comuni, ma il vitigno è coltivato su un'area molto più estesa. Al di fuori della zona DOCG il Barolo deve però chiamarsi Nebbiolo. Anche la produzione del Barolo è limitata da un severo disciplinare: l'eccedenza deve essere venduta con altro nome. A partire dal XIX secolo tutta la regione ha conosciuto un periodo di crisi. Lavoro duro, fatica e povertà (testimoniate da Nuto Revelli nel suo libro Il mondo dei vinti) costrinsero intere generazioni ad emigrare in cerca di condizioni di vita più umane. Per questo è frequente incontrare castelli abbandonati, cascine diroccate, vecchi forni in disuso o attrezzi agricoli lasciati arrugginire in campi ormai incolti. Soltanto da pochi decenni il turismo, la ricerca di prodotti genuini, l'attenzione per il vino di qualità hanno portato alla riscoperta del territorio e alla creazione di un relativo benessere diffuso. Agriturismi, bed and breakfast, ristoranti e negozi di eccellenza attirano visitatori soprattutto dall'estero, mentre molti facoltosi stranieri (specialmente inglesi e tedeschi) acquistano e ristrutturano le vecchie cascine per trascorrervi la pensione. A partire dal XIX secolo tutta la regione ha conosciuto un periodo di crisi. Lavoro duro, fatica e povertà (testimoniate da Nuto Revelli nel suo libro Il mondo dei vinti) costrinsero intere generazioni ad emigrare in cerca di condizioni di vita più umane. Per questo è frequente incontrare castelli abbandonati, cascine diroccate, vecchi forni in disuso o attrezzi agricoli lasciati arrugginire in campi ormai incolti. Soltanto da pochi decenni il turismo, la ricerca di prodotti genuini, l'attenzione per il vino di qualità hanno portato alla riscoperta del territorio e alla creazione di un relativo benessere diffuso. Agriturismi, bed and breakfast, ristoranti e negozi di eccellenza attirano visitatori soprattutto dall'estero, mentre molti facoltosi stranieri (specialmente inglesi e tedeschi) acquistano e ristrutturano le vecchie cascine per trascorrervi la pensione. A partire dal XIX secolo tutta la regione ha conosciuto un periodo di crisi. Lavoro duro, fatica e povertà (testimoniate da Nuto Revelli nel suo libro Il mondo dei vinti) costrinsero intere generazioni ad emigrare in cerca di condizioni di vita più umane. Per questo è frequente incontrare castelli abbandonati, cascine diroccate, vecchi forni in disuso o attrezzi agricoli lasciati arrugginire in campi ormai incolti. Soltanto da pochi decenni il turismo, la ricerca di prodotti genuini, l'attenzione per il vino di qualità hanno portato alla riscoperta del territorio e alla creazione di un relativo benessere diffuso. Agriturismi, bed and breakfast, ristoranti e negozi di eccellenza attirano visitatori soprattutto dall'estero, mentre molti facoltosi stranieri (specialmente inglesi e tedeschi) acquistano e ristrutturano le vecchie cascine per trascorrervi la pensione. A partire dal XIX secolo tutta la regione ha conosciuto un periodo di crisi. Lavoro duro, fatica e povertà (testimoniate da Nuto Revelli nel suo libro Il mondo dei vinti) costrinsero intere generazioni ad emigrare in cerca di condizioni di vita più umane. Per questo è frequente incontrare castelli abbandonati, cascine diroccate, vecchi forni in disuso o attrezzi agricoli lasciati arrugginire in campi ormai incolti. Soltanto da pochi decenni il turismo, la ricerca di prodotti genuini, l'attenzione per il vino di qualità hanno portato alla riscoperta del territorio e alla creazione di un relativo benessere diffuso. Agriturismi, bed and breakfast, ristoranti e negozi di eccellenza attirano visitatori soprattutto dall'estero, mentre molti facoltosi stranieri (specialmente inglesi e tedeschi) acquistano e ristrutturano le vecchie cascine per trascorrervi la pensione. Calanchi argillosi che mostrano i segni dell'erosione. Emerse dal "bacino terziario piemontese" alla fine del Miocene, le Langhe sono caratterizzate da banchi di marne ricche di fossili marini. Le glaciazioni quaternarie apportarono accumuli di limo argilloso (loess) trasportato dai forti venti che spazzavano le pianure. Questo terreno argilloso si rivela ideale per la coltivazione della vite. Foglie d'acero in autunno nell'Alta Langa. Il tartufo è un fungo ipogeo che si sviluppa spontaneamente tra le radici di alberi e arbusti, specialmente querce e lecci. Il tartufo bianco di Alba (Tuber magnatum) è particolarmente pregiato, mentre il tartufo nero piemontese, meno profumato, è considerato di rango inferiore, contrariamente a quanto avviene per il tartufo nero di Norcia (Tuber melanosporum), molto apprezzato. Alba, capitale delle Langhe, è il secondo comune più popoloso della provincia (dopo il capoluogo Cuneo). Fondata da tribù celto-liguri, divenne Alba Pompeia sotto il consolato di Gneo Pompeo Strabone. Alba è una parola preromana (e porse addirittura preindoeuropea) che denota la presenza di alture (cfr. Alba Longa e lo spesso termine "alpi"). Nel medioevo fu comune libero e ricco, in cui gli abitanti più facoltosi gareggiavano tra loro nell'edificare alte torri come segno del loro prestigio sociale. Per questo (oltre che per i torrioni che ornavano le spesse mura) Alba è conosciuta come "la città delle cento torri". La città, tuttora ricca e benestante grazie alla sua posizione strategica tra due regioni vinicole (le Langhe e il Roero), è stata insignita della medaglia d'oro al valor militare per il contributo dato alla Guerra di Liberazione. Nel Palio degli Asini e Giostra delle Cento Torri la città rievoca, ogni prima domenica di ottobre, il suo prospero passato medioevale. Il Palio segna l'inizio della Fiera internazionale del tartufo bianco di Alba. Nel Palio degli Asini e Giostra delle Cento Torri la città rievoca, ogni prima domenica di ottobre, il suo prospero passato medioevale. Il Palio segna l'inizio della Fiera internazionale del tartufo bianco di Alba. La Fiera internazionale del tartufo bianco di Alba si svolge ogni anno tra ottobre e novembre: cinque settimane di eventi culturali e gastronomici, rievocazioni storiche, gare sportive, mostre e mercati (tra cui, appunto, quello del tartufo, che attira visitatori e celebrità da tutto il mondo). Il mercato del sabato costituisce una pittoresca e ricca occasione fotografica per gli appassionati. La Fiera internazionale del tartufo bianco di Alba si svolge ogni anno tra ottobre e novembre: cinque settimane di eventi culturali e gastronomici, rievocazioni storiche, gare sportive, mostre e mercati (tra cui, appunto, quello del tartufo, che attira visitatori e celebrità da tutto il mondo). Il mercato del sabato costituisce una pittoresca e ricca occasione fotografica per gli appassionati. Vigneti in autunno nei pressi di Dogliani. Vigneti coperti dalla neve sulle colline tra Dogliani e Farigliano. Una strada a Barolo. Barolo. Piazza Falletti, antistante il castello. Il castello di Barolo ebbe come ultima proprietaria Juliette Colbert, benefattrice e filantropa, vedova di Carlo Tancredi Falletti di Barolo. La marchesa è ricordata anche per avere ospitato Silvio Pellico dopo la detenzione allo Spielberg (narrata nel libro Le mie prigioni). Oggi il castello è sede dell'Enoteca Regionale del Barolo ed ospita mostre ed eventi culturali. Il castello di Barolo ebbe come ultima proprietaria Juliette Colbert, benefattrice e filantropa, vedova di Carlo Tancredi Falletti di Barolo. La marchesa è ricordata anche per avere ospitato Silvio Pellico dopo la detenzione allo Spielberg (narrata nel libro Le mie prigioni). Oggi il castello è sede dell'Enoteca Regionale del Barolo ed ospita mostre ed eventi culturali. Tra le antiche strade di Barolo, che salgono verso il castello, è frequente incontrare enoteche e raffinate gastronomie, che offrono al visitatore non soltanto vino, ma una ricca varietà di prodotti del territorio, da una serie pressoché illimitata di formaggi (tra cui le robiole d'Alba al tartufo e al peperoncino) ai salami al barolo, dalle torte di nocciole (pregiato prodotto dell'Alta Langa) alle creazioni a base di cioccolato. Tutto, ovviamente, certificato e garantito dai consorzi di tutela. Tra le antiche strade di Barolo, che salgono verso il castello, è frequente incontrare enoteche e raffinate gastronomie, che offrono al visitatore non soltanto vino, ma una ricca varietà di prodotti del territorio, da una serie pressoché illimitata di formaggi (tra cui le robiole d'Alba al tartufo e al peperoncino) ai salami al barolo, dalle torte di nocciole (pregiato prodotto dell'Alta Langa) alle creazioni a base di cioccolato. Tutto, ovviamente, certificato e garantito dai consorzi di tutela. Tra le antiche strade di Barolo, che salgono verso il castello, è frequente incontrare enoteche e raffinate gastronomie, che offrono al visitatore non soltanto vino, ma una ricca varietà di prodotti del territorio, da una serie pressoché illimitata di formaggi (tra cui le robiole d'Alba al tartufo e al peperoncino) ai salami al barolo, dalle torte di nocciole (pregiato prodotto dell'Alta Langa) alle creazioni a base di cioccolato. Tutto, ovviamente, certificato e garantito dai consorzi di tutela. Paesaggio nei pressi di Barolo in autunno. Sullo sfondo le Alpi Marittime. "A land shaped by man", una terra forgiata dall'uomo. Questa è la terra di Langa: vissuta, lavorata e rispettata per secoli. La caccia è largamente praticata, specialmente dai più anziani, che ancora la considerano un sano sport a contatto con la natura e un'occasione di conoscenza e contatto con il mondo animale. Anticamente le strade non percorrevano il fondovalle, ma il filo di cresta delle colline, in un continuo saliscendi che (nella sua parte elevata) permetteva una vista a trecentosessanta gradi sul paesaggio circostante. Ancora oggi molte di queste "strade di langa" (abbandonate dai flussi di traffico) sono percorribili a piedi e uniscono vigne e cascine. "Andar per langa" è l'espressione che denota questo antico modo di spostarsi, oggi riscoperto dalle associazioni di promozione turistica e proposto come forma di turismo intelligente ed ecosostenibile. Anticamente le strade non percorrevano il fondovalle, ma il filo di cresta delle colline, in un continuo saliscendi che (nella sua parte elevata) permetteva una vista a trecentosessanta gradi sul paesaggio circostante. Ancora oggi molte di queste "strade di langa" (abbandonate dai flussi di traffico) sono percorribili a piedi e uniscono vigne e cascine. "Andar per langa" è l'espressione che denota questo antico modo di spostarsi, oggi riscoperto dalle associazioni di promozione turistica e proposto come forma di turismo intelligente ed ecosostenibile. Anticamente le strade non percorrevano il fondovalle, ma il filo di cresta delle colline, in un continuo saliscendi che (nella sua parte elevata) permetteva una vista a trecentosessanta gradi sul paesaggio circostante. Ancora oggi molte di queste "strade di langa" (abbandonate dai flussi di traffico) sono percorribili a piedi e uniscono vigne e cascine. "Andar per langa" è l'espressione che denota questo antico modo di spostarsi, oggi riscoperto dalle associazioni di promozione turistica e proposto come forma di turismo intelligente ed ecosostenibile. Dogliani. Vendemmia presso l'azienda vinicola Caraglio. Le ceste in plastica rossa vengono disposte a intervalli regolari lungo i filari per essere riempite dai vendemmiatori. Dogliani. Vendemmia presso l'azienda vinicola Caraglio. Le ceste piene di grappoli vengono caricate sul rimorchio del trattore per essere portate in azienda. Dogliani. Vendemmia presso l'azienda vinicola Caraglio. Le ceste piene di grappoli vengono svuotate nella pigiadiraspatrice, che separa gli acini dal raspo e li invia, mediante una pompa aspirante, al tino meccanico dove saranno sottoposti a pigiatura. Dogliani. Vendemmia presso l'azienda vinicola Caraglio. Le ceste piene di grappoli vengono svuotate nella pigiadiraspatrice, che separa gli acini dal raspo e li invia, mediante una pompa aspirante, al tino meccanico dove saranno sottoposti a pigiatura. Dogliani. Vendemmia presso l'azienda vinicola Caraglio. Le ceste vuote vengono ordinatamente disposte sul rimorchio del trattore, che le riporterà in vigna per la raccolta successiva. Nella stanza sotterranea più nascosta e segreta, direttamente scavata nel terreno tufaceo, riposano le bottiglie più pregiate e i barrique destinati alla maturazione dei vini più nobili. La moda del vino "barricato" (cioè maturato nelle piccole botti chiamate - appunto - barrique) si è diffusa piuttosto di recente e risponde alle richieste di chi apprezza vini dall'aroma intenso e dal gusto morbido ed equilibrato, caratteristiche dovute ai tannini e ad altre sostanze che il legno della botte (solitamente di rovere, ma anche di robinia o ciliegio) cede al vino. La lunga maturazione, unita alla necessità di rinnovare ogni anno le botti (che possono essere usate una sola volta) giustifica il maggiore costo di questi vini. Le cantine dell'azienda agricola Manfredi a Farigliano. Le cantine dell'azienda agricola Manfredi a Farigliano. Collezione di bottiglie d'epoca presso l'azienda agricola Manfredi di Farigliano. Terra arata e calanchi argillosi nel tardo autunno. Negli anziani è ancora vivo il ricordo dei giorni della Resistenza, della lotta partigiana, dei lutti e delle perdite che hanno portato alla Liberazione. In questi luoghi l'orgoglio di essere piemontesi non è mai disgiunto dalla consapevolezza di essere italiani e di avere contribuito alla creazione della Repubblica democratica.