Terra d'acque
Un vasto, solenne paesaggio d'acqua si estende in primavera  tra le province di Vercelli, Novara e Pavia: un "mare a scacchi"  scandito da lunghe file di pioppi che brilla al sole e che appare in tutta la  sua maestosità se visto dalle prime propaggini delle Alpi. 
      Una zona importante non solo dal punto di vista produttivo,  ma anche dal quello naturalistico, dato che qui si concentra la maggior parte  della popolazione europea di aironi. 
      Senza contare altre decine di specie di uccelli acquatici, e  poi rane, libellule, pesci…
      In questo ambiente bello e terribile, generazioni di mondine  hanno consumato la loro giovinezza, la loro salute e - talvolta - la loro vita,  come magistralmente descritto nel film di Giuseppe De Santis Riso amaro (1949,  candidato all'Oscar nel 1951 e selezionato tra i 100 film italiani da salvare).
      Sabato 24 maggio 2014 abbiamo scelto il territorio di  Livorno Ferraris e di Crescentino (provincia di Vercelli) per il nostro secondo  incontro annuale.
      La mattinata è stata dedicata alla visita della cascina  Colombara, nell'omonima frazione di Livorno Ferraris.
      La Colombara (Tenuta Torrone della Colombara) appartiene  alla famiglia Rondolino dal 1935. Qui il riso è coltivato fin dagli albori del  XV secolo. Questa grande azienda agricola è stata abitata fino al 1970: più di  30 famiglie vivevano qui ed ogni famiglia aveva il suo appartamento. C'erano  una chiesa, un cimitero, aule per i bambini. La fattoria era un mondo  autosufficiente. Negli ultimi anni, grazie alla dedizione e alla grinta di  Mario Donato (che nella cascina ha trascorso la sua infanzia), la cascina si è  ripopolata di oggetti e arredi, per creare una sorta di museo vivente e  tramandare la testimonianza del luogo e dei suoi ambienti. Mario ha ricreato le  antiche botteghe, le abitazioni, la scuola, la stalla. 
      Occasioni fotografiche a non finire, negli esterni ma  soprattutto negli interni, dove i forti contrasti fra l'oscurità degli ambienti  e la luce cruda e violenta che irrompeva dalle finestre hanno messo a dura  prova la gamma dinamica dei nostri sensori, permettendoci però di evocare  atmosfere caravaggesche.
      Dopo una piacevole sosta per il pranzo ci siamo spostati nel  territorio di San Genuario, percorrendo una lunga strada sterrata fra risaie  allagate e paludi.
      Qui, lasciate le auto, ho proposto una sfida: lavorare con  un solo obiettivo. 
      E un obiettivo decisamente "difficile": un Tessar  da 350 millimetri, che sul mio sensore Phase One si comporta più o meno come un  240 millimetri sul formato Leica.
      Quindi niente vasti paesaggi, niente vedute d'insieme, ma  solo particolari, come le foglie di rovo sullo sfondo dell'acqua, le piantine  di riso in crescita, o il muschio delle paludi reso luminoso dal sole…
      Al ritorno ancora una deviazione verso la Cascina Spinola.  Il sole del pomeriggio ci ha consentito di giocare con i riflessi, con le  luminescenze perlacee dell'acqua, con le simmetrie geometriche del paesaggio.
    Un paesaggio dove l'opera dell'uomo e l'opera della natura  convivono armoniosamente da secoli.
© Michele Vacchiano 2014
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