Formule calcoli e trucchi del mestiere
1. Uso delle lenti addizionali
Una lente addizionale montata su un obiettivo focalizzato all'infinito sposta il piano di messa a fuoco dall'infinito a una distanza pari alla lunghezza focale della lente. La potenza delle lenti addizionali è espressa in diottrie. Il numero delle diottrie è il reciproco della lunghezza focale. Ciò significa che per conoscere la lunghezza focale di una lente (espressa in centimetri) occorre applicare la formula
f = 100 / d
dove f è la lunghezza focale, d il numero di diottrie.
Esempio: qual è la lunghezza focale di una lente da tre diottrie?
f = 100 / 3 = 33,3.
La lente ha una lunghezza focale di 333 millimetri. Applicata a un qualunque obiettivo provvederà a spostare il piano di messa a fuoco dell'obiettivo dall'infinito a una distanza di 333 millimetri. E questo indipendentemente dalla focale dell'obiettivo utilizzato. Ne consegue che quanto più è potente l'obiettivo tanto più forte sarà l'ingrandimento. Tuttavia non conviene montare le lenti addizionali su obiettivi di focale troppo elevata, pena un sensibile decadimento qualitativo dell'immagine.
Le lenti addizionali possono anche essere applicate a obiettivi già montati su tubi di prolunga o soffietti per incrementare il rapporto di riproduzione. In questo caso (come anche nel caso in cui si utilizzi un apparecchio di grande formato) occorre calcolare la nuova lunghezza focale derivante dall'unione obiettivo più lente. Per farlo, bisogna innanzitutto esprimere in diottrie la potenza dell'obiettivo, secondo la formula
d = 100 / f
Esempio: vogliamo conoscere la potenza in diottrie di un obiettivo da 180 mm (cioè 18 cm), normale per il formato 4x5".
d = 100 / 18 = 5,55.
Se a questo obiettivo applichiamo una lente da tre diottrie, avremo un sistema caratterizzato da una potenza complessiva di 8,55 diottrie. A questo punto occorre conoscerne la lunghezza focale. Se andiamo a riutilizzare la prima formula
f = 100 / d, avremo:
f = 100 / 8,55 = 11,69 cm, cioè circa 117 millimetri.
Conoscere la focale complessiva del sistema è indispensabile per poter applicare le formule relative ai rapporti fra tiraggio, lunghezza focale e rapporto di riproduzione che vedremo ai punti 3 e 4.
2. Calcolo del valore del diaframma nella fotografia a breve distanza
2.1. Quando è noto il rapporto di riproduzione
D = d × (R + 1)
dove D è il valore del diaframma reale, d è il diaframma impostato, R il rapporto di riproduzione.
Esempio: impostando un diaframma pari a f:16 con un rapporto di riproduzione di 1:1 si avrà:
D = 16 × (1 + 1)
D = 16 × 2
D = 32.
Per compensare la caduta di luce dovuta all'aumento del rapporto di riproduzione, il diaframma 16 andrà calcolato come se fosse un diaframma 32.
2.2. Quando non si conosce il rapporto di riproduzione
F = (t / f)²
dove F è il fattore di incremento dell'esposizione, t è il tiraggio, f la lunghezza focale dell'obiettivo.
Esempio: con un obiettivo da 150 mm e un tiraggio (allungamento del soffietto) di 300 mm si avrà:
F = (300 / 150) ²
F = 2²
F = 4.
Un fattore di incremento dell'esposizione (o "fattore di posa") pari a 4 significa che - a parità di tempo di otturazione - occorrerà incrementare l'esposizione di due diaframmi (ad esempio da f/32 a f/16), mentre - a parità di diaframma - sarà necessario quadruplicare il tempo di otturazione (ad esempio da 1/30 sec. a 1/8 sec.).
La seguente tabella renderà immediatamente comprensibile il concetto:
F | 1 | 1,4 | 2 | 2,8 | 4 | 5,6 | 8 | 11 | 16 |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Stop | 0 | 0,5 | 1 | 1,5 | 2 | 2,5 | 3 | 3,5 | 4 |
3. Calcolo del tiraggio e della distanza quando sia noto il valore di R
3.1. Per conoscere il tiraggio necessario quando siano noti il valore di R e la focale dell'obiettivo
t / f = R + 1
dove t è il tiraggio, f è la lunghezza focale.
Esempio: con un obiettivo da 150 mm (standard per il grande formato) e un rapporto di riproduzione di 2:1 si avrà:
t / 150 = 2 + 1
t / 150 = 3
t = 150 × 3 = 450.
L'allungamento del soffietto con un'ottica da 150 mm per ottenere un rapporto di riproduzione di 2:1 dovrà essere pari a 450 mm.
3.2. Per conoscere ora la distanza dal soggetto
A questo punto occorrerà sviluppare la formula
1 / f = 1 / t + 1 / d
dove f è la lunghezza focale, t il tiraggio e d la distanza obiettivo-soggetto.
Nel nostro caso:
1 / 150 = 1 / 450 + 1 / d
3d = d + 450
3d - d = 450
2d = 450
d = 450 / 2 = 225.
La distanza obiettivo-soggetto con una focale di 150 mm e un rapporto di riproduzione di 2:1 sarà pari a 225 mm.
R = (t - f) / f
dove t è il tiraggio e f è la lunghezza focale dell'obiettivo.
Esempio: con un'ottica da 150 mm e un tiraggio di 500 mm si avrà:
R = (500 - 150) / 150
R = 350 / 150 = 2,3.
5. Calcolo della profondita' di campo (P)
5.1. Stabilire il diametro del circolo di confusione (c)
Per la generalità dei lavori fotografici si possono considerare ragionevolmente validi i seguenti valori:
0,0508 mm per il piccolo formato,
0,127 mm per il medio formato,
F / 1720 per il grande formato, dove F è la lunghezza focale dell'obiettivo.
Esempio: con un obiettivo da 150 mm si avrà:
c = 150 / 1720 = 0,0872.
Per lavori generici che non richiedano un elevato grado di precisione si potrà considerare il diametro del circolo di confusione pari a un millesimo della lunghezza focale.
5.2. Calcolare la distanza iperfocale (H)
H = F² / (f × c)
dove F è la lunghezza focale dell'obiettivo, f è l'apertura relativa, c è il diametro del circolo di confusione.
Esempio: con un obiettivo da 150 mm chiuso a f/22 si avrà:
H = 150² / (22× 0,0872)
H = 22500 / (22× 0,0872)
H = 22500 / 1,9184 = 11728,5.
5.3. Calcolare il limite prossimo della profondità di campo (P)
P = (H × u) / (H + u)
dove H è la distanza iperfocale, u è la distanza alla quale l'obiettivo è messo a fuoco.
5.4. Calcolare il limite remoto della profondità di campo (P)
P = (H × u) / (H - u)
5.5. Come agisce l'apertura relativa sulla profondità di campo (P)
La profondità di campo aumenta proporzionalmente al valore dell'apertura relativa, secondo la formula:
P1 / P2 = d1 / d2
dove P è la profondità di campo e d l'apertura relativa impostata.
Esempio: data una pdc di 15 cm con obiettivo alla massima apertura (es. f/5,6), quanto bisogna diaframmare per ottenere una pdc di 60 cm? Applicando la formula precedente e ponendo d2 come incognita si avrà:
15 / 60 = 5,6 / d2
d2 = 22,4 (approssimabile a 22), che è il diaframma da impostare.
5.6. Come agisce la distanza del soggetto sulla profondità di campo (P)
P1 / P2 = (u1)² / (u2)²
Ne consegue che se la distanza raddoppia la pdc aumenta di quattro volte; se triplica, la pdc risulta nove volte maggiore.
5.7. Come agisce la lunghezza focale sulla profondità di campo (P)
P1 / P2 = (f1)² / (f2)²
Ne consegue che quanto più diminuisce la focale tanto più aumenta la pdc. Dimezzando la lunghezza focale la pdc aumenta di quattro volte.
Quando il piano su cui giace il soggetto, il piano nodale posteriore dell'obiettivo e il piano focale si incontrano in un unico punto, si ottiene la piena messa a fuoco del soggetto. Questa condizione si ottiene basculando convenientemente la piastra portaottica e/o il dorso dell'apparecchio. Si veda la seguente illustrazione:
Nella figura 1 vediamo come la camera lavori a movimenti azzerati. Per quanto estesa, la profondità di campo (pdc) non riesce a coprire interamente il soggetto S. Nella figura 2, al contrario, la standarta anteriore è stata basculata sull'asse verticale in modo che il piano del soggetto S, il piano nodale posteriore dell'ottica e il piano focale si incontrino tutti in un unico punto P. Il soggetto S risulta così perfettamente a fuoco indipendentemente dal diaframma utilizzato. Questo consente non soltanto una migliore nitidezza anche a forti ingrandimenti, ma anche l'utilizzazione del diaframma ottimale (quello al quale l'obiettivo lavora meglio), senza rischiare perdite di nitidezza dovute alla diffrazione.
Ogni emulsione, tanto in bianco e nero quanto a colori, rispetta la legge di reciprocità entro un range ben definito di tempi di esposizione. Al di sopra e al di sotto di questi valori si verifica il difetto di reciprocità o "effetto Schwartzschild", che consiste in un'esposizione non corretta e nell'alterazione dei valori cromatici (se la fotografia è a colori). La seguente tabella suggerisce le correzioni da apportare ai dati esposimetrici per evitare il verificarsi dell'effetto Schwartzschild.
Se l'esposimetro indica | Esporre per |
---|---|
1 secondo | 1,25 secondi |
5 secondi | 7,5 secondi |
15 secondi | 30 secondi |
45 secondi | 1 minuto e 50 secondi |
2 minuti | 6 minuti |
5 minuti | 20 minuti |
10 minuti | 50 minuti |
8. Indici di esposizione con pellicola all'infrarosso
Come è noto, per l'emulsione Kodak Infrared in bianco e nero non vengono forniti indici di esposizione, dato che non è possibile stabilire a priori la quantità di radiazione infrarossa presente nell'ambiente. La tabella che segue fornisce indicazioni di massima sugli indici di esposizione da utilizzare con le diverse fonti di luce e i diversi filtri.
Tipo di luce | Filtro IR | Filtro rosso | Senza filtro |
---|---|---|---|
Flash | 25 | 40 | 64 |
Luce solare | 25-40 | 50-64 | 100 |
Luce al tungsteno | 80-100 | 125-160 | 200 |
Alogene con parabola | 200 | 320 | 400 |
9. Equivalenza delle lunghezze focali nei diversi formati
La tabella che segue evidenzia le equivalenze fra le lunghezze focali utilizzabili nei diversi formati. Le focali sono espresse in millimetri.
35 mm | 6x6 cm | 6x7 cm | 6x9 cm | 6x12 cm | 4x5" | 5x7" | 8x10" |
---|---|---|---|---|---|---|---|
18 | 33 | 37 | 42 | 53 | 65 | 90 | 130 |
21 | 39 | 43 | 48 | 60 | 75 | 105 | 150 |
22 | 41 | 45 | 52 | 65 | 80 | 110 | 160 |
25 | 46 | 50 | 58 | 75 | 90 | 125 | 180 |
28 | 54 | 60 | 65 | 85 | 105 | 150 | 210 |
32 | 58 | 65 | 75 | 90 | 120 | 160 | 240 |
37 | 67 | 75 | 90 | 105 | 135 | 180 | 270 |
43 | 75 | 85 | 100 | 120 | 150 | 210 | 300 |
45 | 80 | 90 | 105 | 135 | 165 | 240 | 330 |
52 | 95 | 105 | 120 | 150 | 180 | 260 | 360 |
60 | 110 | 120 | 135 | 180 | 210 | 300 | 420 |
65 | 120 | 135 | 150 | 195 | 240 | 330 | 480 |
73 | 135 | 150 | 170 | 210 | 260 | 350 | 520 |
85 | 150 | 165 | 180 | 240 | 300 | 400 | 600 |
105 | 190 | 210 | 240 | 300 | 370 | 500 | 740 |
135 | 240 | 270 | 300 | 380 | 470 | 640 | 940 |
10. Focali consigliate per il formato 4x5" (10x12 cm)
Tipo di lavoro | Focali consigliate (in mm) |
---|---|
Riprese generiche in esterni | 180, 210, 240 |
Architettura, interni | 65, 75, 90 |
Prospettive, panorami | 135, 150 |
Pubblicità, still life | 210, 240, 300 |
Ritratto | 240, 270, 300 o superiori |
11. Come funziona il cerchio di copertura
Nelle fotocamere fisse di piccolo e medio formato il cerchio di copertura dell'obiettivo ha un diametro approssimativamente equivalente alla diagonale del fotogramma (se si eccettuano gli obiettivi decentrabili). Nelle fotocamere a corpi mobili questo non sarebbe possibile: i movimenti delle standarte richiedono che il cerchio di copertura dell'obiettivo abbia un diametro superiore alla diagonale del fotogramma. Soltanto alcune ottiche a schema tele non consentono movimenti; tutte le altre - quale più, quale meno - sono progettate in modo da permettere decentramenti e basculaggi. La scelta di un obiettivo per grande formato deve tenere conto innanzitutto del diametro del cerchio di copertura.
12. Le dieci zone del sistema zonale
Zona 0 | Nero pieno nella stampa; base della pellicola più il velo |
---|---|
Zona I | Nero non strutturato: soglia di esposizione del negativo |
Zona II | Nero strutturato |
Zona III | Tessuto nero in cui siano visibili le pieghe |
Zona IV | Ombre nei paesaggi illuminati dal sole e nei ritratti; fogliame scuro |
Zona V | Grigio medio: cartoncino grigio neutro al 18% |
Zona VI | Toni della pelle bianca media; ombre sulla neve illuminata dal sole |
Zona VII | Pelle chiarissima; neve in luce radente |
Zona VIII | Toni chiari ancora differenziati |
Zona IX | Bianco non strutturato. Sulla stampa può apparire indistinguibile dalla zona X |
Zona X | Bianco assoluto: base della carta fotografica |
La scala zonale teorizzata da Ansel Adams non può purtroppo essere utilizzata in tutta la sua ampiezza qualora si realizzino fotografie destinate alla stampa tipografica. Chi lavora per l'editoria deve essere consapevole del fatto che la gamma tonale risultante dal processo di scansione, retinatura e stampa di un'immagine in bianco e nero non sarà mai superiore alle sei zone. Di fatto le aree estreme della scala vengono compresse, rispettivamente, in nero pieno e bianco assoluto. Di questo occorre tenere conto in fase di determinazione dell'esposizione, per evitare di ridurre a un'ombra indistinta (o al contrario a un bianco accecante) particolari che - pensando alle possibilità della stampa su carta fotografica - si credeva risultassero leggibili.
13. Calcolo del numero-guida di due o piu' lampeggiatori
Come è noto, il numero-guida (NG) di un lampeggiatore elettronico (convenzionalmente calcolato per un'emulsione di 100/21° ISO) è dato dalla formula
NG = d × f
dove d è la distanza flash-soggetto (non obiettivo-soggetto!) e f è l'apertura relativa impostata.
Se si vuole conoscere quale diaframma impostare per illuminare correttamente un soggetto posto a una certa distanza, basta riscrivere l'equazione ponendo f come incognita:
f = NG / d
Esempio: un lampeggiatore con numero-guida 45 deve illuminare un soggetto posto a tre metri di distanza.
f = 45 / 3 = 15,
che è il diaframma da impostare (approssimabile a 16). Questo è il banale calcolo su cui si basano i regoli e le tabelline applicate alle carrozzerie di tutti i lampeggiatori tanto manuali quanto automatici.
Quando però si utilizza più di un lampeggiatore non è possibile affidarsi alle tabelline e ai regoli calcolatori, ma occorre (eh eh!) usare il proprio cervello. In realtà basta applicare una formula semplicissima, che guarda caso (e non è un caso) ricorda il teorema di Pitagora:
NG = √(NG1² + NG2²)
dove NG è il numero guida risultante dall'unione dei due lampeggiatori, NG1 e NG2 sono, rispettivamente, i numeri guida dei due lampeggiatori.
Esempio: quale sarà il NG risultante dall'unione di due lampeggiatori aventi, rispettivamente, un numero guida pari a 45 e a 60?
NG = √(45² + 60²)
NG = √(2025 + 3600)
NG = √ = 75.
14. Come si leggono i grafici dei test MTF
I test basati sul potere risolvente sono soggetti a troppe variabili per poter essere considerati oggettivi in senso assoluto. L'analisi completa e oggettiva (perché strumentale) delle caratteristiche qualitative degli obiettivi è quella basata sulle funzioni di trasferimento della modulazione (Modulation Transfer Function, MTF). Se si considera una successione di strisce bianche e nere che si alternano attraverso tutti i toni del grigio si avrà che la loro brillanza (cioè la quantità di luce riflessa) può essere rappresentata da una sinusoide. La frequenza della sinusoide sarà una frequenza spaziale (e non temporale) e sarà data dal numero di curve esistenti in un millimetro. L'ampiezza della sinusoide rappresenterà invece il contrasto fra linee chiare e scure, cioè la differenza di brillanza. Se la resa dell'obiettivo può essere rappresentata da una sinusoide identica a quella che rappresenta le linee, allora l'obiettivo è perfetto.
In realtà gli obiettivi perfetti non esistono e la sinusoide che li rappresenta sarà diversa da quella originale. Ad esempio è facile constatare che con l'aumentare della frequenza spaziale (cioè se aumentano le linee per millimetro) l'ampiezza della modulazione diminuisce, il che traduce di fatto una diminuzione del contrasto. Tale diminuzione risulta tanto più accentuata quanto più aumenta il potere risolvente dell'obiettivo.
La formula che definisce la modulazione di una sinusoide è la seguente:
M = (Bmax - Bmin) / (Bmax + Bmin)
dove Bmax e Bmin rappresentano, rispettivamente, i valori massimo e minimo della brillanza.
Trovato il valore di M, si applica la formula che permette di conoscere il valore del trasferimento della modulazione:
T = Mf / Mi
dove Mf e Mi rappresentano rispettivamente la modulazione finale e quella iniziale. In pratica la formula indica il contrasto trasferito all'immagine finale per un determinato valore di frequenza spaziale (ovvero di linee per millimetro). Riportando su un grafico i valori di T per ogni frequenza spaziale si otterrà la curva MTF.
Quanto più la curva si mantiene piatta e alta tanto migliore è la resa dell'obiettivo.
Si osservi questo grafico, riferito allo Schneider Tele-Xenar 250 mm f/5,6 (test effettuato a f/22):
Le curve riferite all'immagine radiale a f/22 sono piatte e alte: l'obiettivo è virtualmente perfetto in quanto mantiene un contrasto elevato anche alle alte frequenze spaziali.
Si osservi invece il grafico che segue, riferito allo Schneider Xenar 150 mm f/5,6 (test effettuato a tutta apertura):
Qui vediamo una brusca flessione alle medie frequenze spaziali, mentre la curva si impenna poi nuovamente verso le frequenze più elevate. Questo significa che a quel determinato diaframma l'obiettivo presenta un calo di qualità proprio nell'area più importante, quella corrispondente alle situazioni di contrasto più comuni.
15. Come si leggono i grafici relativi alla distorsione
Si osservi questo grafico, riferito allo Schneider Apo-Tele-Xenar 800 mm f/12:
la linea centrale rappresenta lo zero, cioè la situazione ottimale. Al di sopra della linea dello zero abbiamo valori positivi, che rappresentano la distorsione positiva o "a barilotto" (le linee ai bordi del campo si incurvano verso l'esterno); al di sotto della linea dello zero abbiamo la distorsione negativa o "a cuscinetto" (le linee ai bordi del campo si incurvano verso l'interno. La distorsione è espressa in percentuale dell'altezza dell'immagine.
16. Come si leggono i grafici relativi alla trasmissione spettrale
Il grafico che segue, sempre riferito allo Schneider Super-Angulon 90 mm f/8, ne illustra la trasmissione spettrale, cioè la capacità di trasmettere in analoga misura tutte le lunghezze d'onda dello spettro visibile:
La trasmissione spettrale di questo obiettivo può considerarsi eccellente: la curva è alta e piatta, con un leggero calo nella zona corrispondente all'azzurro. Questo limite soltanto apparente può in realtà essere sfruttato in senso creativo: quando uso il Super-Angulon per fotografare il paesaggio ottengo (anche aiutandomi con un moderato decentramento verso l'alto della piastra portaottica) un cielo saturo e denso quale quello che otterrei facendo ricorso a un filtro polarizzatore.
17. Come si leggono i grafici dell'illuminazione relativa
L'illuminazione relativa viene espressa in percentuale e rappresenta la differenza di luminosità fra il centro e i bordi delle lenti. Questa caduta di luce (vignettatura) è fisiologica in tutti gli obiettivi e risulta particolarmente evidente nei grandangolari, come il Super-Angulon rappresentato in questo grafico:
Come si vede la capacità di trasmissione della luce, pari al 100% al centro dell'immagine, si riduce al 30% a f/22, e a poco più del 20% a f/8.
Ogni tipo di luce possiede una sua "temperatura di colore" che viene misurata in Kelvin. Dividendo un milione per la temperatura cromatica espressa in Kelvin si ottengono i valori mired (MIcro REciprocal Degrees), secondo la formula
vm = 1000000 / K
La tabella che segue illustra la corrispondenza tra Kelvin e mired.
Kelvin | Mired | Fonte di luce |
---|---|---|
10000 e più | 100 | Cielo azzurro a nord |
9500 | 105 | |
9000 | 111 | |
8500 | 117 | Foschia illuminata dal sole |
8000 | 125 | |
7500 | 133 | |
7000 | 143 | Cielo coperto |
6500 | 154 | Tubo fluorescente |
6000 | 167 | Sole a mezzogiorno |
5500 | 178 | Lampeggiatore elettronico |
5000 | 200 | Luce diurna media |
4500 | 222 | Flash a bulbo chiaro |
4000 | 250 | Luce lunare |
3400 | 294 | Lampade survoltate |
3200 | 312 | Alogene al quarzo-iodio |
3000 | 333 | |
2500 | 400 | |
2000 | 500 | Lampadina domestica |
1500 | 666 | Luce di una candela |
Com'è noto le emulsioni invertibili sono tarate per luce diurna a 5500 Kelvin oppure per luce al tungsteno a 3200 Kelvin. L'uso di un termocolorimetro e di una serie di filtri di compensazione colore (tipo Kodak Wratten) consente di adeguare la taratura della pellicola ad ogni fonte di luce. Questo accorgimento si rivela utile soprattutto quando si debbano riprodurre fotograficamente originali a colori (quadri, manoscritti, codici miniati) e in tutti quei casi in cui è richiesta una resa cromatica quanto più possibile aderente all'originale.
La tabella che segue indica i valori di correzione necessari qualora si utilizzi pellicola tarata per luce al tungsteno (3200 Kelvin):
Temperatura fonte luminosa | N° filtro | Colore filtro | Spostamento vm | Correzione esposimetrica |
---|---|---|---|---|
2490 | 82c + 82c | Blu | - 89 | 1 + 1/3 |
2570 | 82c + 82b | Blu | - 77 | 1 + 1/3 |
2650 | 82c + 82a | Blu | - 65 | 1 |
2720 | 82c + 82 | Blu | - 55 | 1 |
2800 | 82c | Blu | - 45 | 2/3 |
2900 | 82b | Blu | - 32 | 2/3 |
3000 | 82a | Blu | - 21 | 1/3 |
3100 | 82 | Blu | - 10 | 1/3 |
3200 | Nessuno | |||
3300 | 81 | Giallo | 9 | 1/3 |
3400 | 81a | Giallo | 18 | 1/3 |
3500 | 81b | Giallo | 27 | 1/3 |
3600 | 81c | Giallo | 35 | 1/3 |
3700 | 81d | Giallo | 42 | 2/3 |
3850 | 81ef | Giallo | 52 | 2/3 |
Questi sono invece i valori di conversione necessari qualora si utilizzi pellicola tarata per luce diurna (5500 Kelvin) in luce artificiale (di varie temperature cromatiche) e viceversa:
Temperatura fonte luminosa | Taratura emulsione | N° filtro | Colore filtro | Spostamento vm | Correzione esposimetrica |
---|---|---|---|---|---|
3200 | 5500 | 80a | Blu | - 131 | 2 |
3400 | 5500 | 80b | Blu | - 112 | 1 + 2/3 |
3800 | 5500 | 80c | Blu | - 81 | 1 |
4200 | 5500 | 80d | Blu | - 56 | 1/3 |
5500 | 3200 | 85b | Giallo | 131 | 2/3 |
19. I filtri per il bianco e nero
La tabella che segue è affetta da un elevato grado di approssimazione, in quanto non tiene conto dei diversi gradi di densità dei filtri. Tuttavia può risultare utile per l'uso generale quando si effettuano riprese in bianco e nero e si vogliano equilibrare e differenziare i toni di grigio:
Il filtro | Schiarisce | Scurisce |
---|---|---|
Giallo | Giallo,arancione, rosso | Blu |
Arancione | Arancione, rosso | Blu, verde |
Rosso | Rosso | Blu, verde |
Verde | Verde | Arancione, rosso |
Blu | Blu | Giallo, arancione, rosso |
20. Riproduzione di documenti: filtratura necessaria
Colore del supporto | Colore dell'inchiostro | N° filtro | Colore filtro |
---|---|---|---|
Bianco o giallino | Blu | 25 | Rosso |
Bianco | Rosso | 47 | Blu |
Bianco o giallino | Blu o rosso | 58 | Verde |
Bianco o giallino | Viola | 58 | Verde |
Verde | Nero, blu o rosso | 58 | Verde |
Blu | Nero o rosso | 47 | Blu |
Rosa | Nero o blu | 25 | Rosso |
Le tabelle che seguono si riferiscono alla filtratura necessaria a scurire o schiarire determinati colori, sia con pellicole ortocromatiche sia con pellicole pancromatiche:
Colore da scurire | Filtro da usare con emulsione ortocromatica |
Filtro da usare con emulsione pancromatica |
---|---|---|
Magenta | Giallo (9) o verde (58) | Verde (58) |
Rosso | Verde (58) | Verde (58) o blu (47) |
Giallo | Blu (47) o magenta (30) | Blu (47) |
Verde | Blu (47) o magenta (30) | Blu (47), rosso (25)o magenta (30) |
Cyan | Emulsione sconsigliata | Rosso (25) |
Blu-violetto | Giallo (9), verde (58)o arancione (16) | Verde (58) o rosso (25) |
Colore da schiarire | Filtro da usare con emulsione ortocromatica |
Filtro da usare con emulsione pancromatica |
---|---|---|
Magenta | Blu (47) o magenta (30) | Blu (47), rosso (25)o magenta (30) |
Rosso | Emulsione sconsigliata | Rosso (25) |
Giallo | Giallo (9) o verde (58) | Giallo (9), verde (58)o rosso (25) |
Verde | Giallo (9) o verde (58) | Verde (58) |
Cyan | Nessuno, oppure blu (47), verde (58) o magenta (30) | Blu (47) o verde (58) |
Blu-violetto | Blu (47) o magenta (30) | Blu (47) |
© Michele Vacchiano.
Ultimo aggiornamento: dicembre 2011.